00:00 26 Ottobre 2011

“La prego signora Merlin, ci sono i morti”, natura crudele!

Dopo tanti anni, nulla sembra cambiato nel nostro Paese.

L’immagine simbolo di questa ennesima alluvione: macchine trasportate dall’acqua ad Aulla, Lunigiana.

Ricordo la giornalista Tina Merlin, che seguiva la vicenda della diga del Vajont da anni e aveva messo in guardia abitanti, autorità, geologi, ingegneri, su quanto stava per accadere.

I suoi articoli sull’Unità erano stati il suo urlo disperato.

Griderà sul luogo del disastro: "Io ho scritto che una frana di 50 milioni di metri cubi minacciava vita ed averi degli abitanti".

La risposta delle autorità è perentoria: "Signora Merlin, la prego ci sono i morti, sono solo speculazioni politiche". E nessuno dubitava della coerenza, la professionalità, il genio realizzativo degli incaricati alla costruzione di un simile capolavoro di ingegneria.

"Nessuno POTEVA PREVEDERE". Così scriveva Buzzati sul Corriere della Sera; riecco la natura crudele insomma, ma anche il "giù le mani dalle autorità".

Sciacalli! Gridava Montanelli contro coloro che osavano mettere in discussione che il Vajont fosse una cosa diversa da una tragedia.

Nell’Italia del 2011, quella dell’alluvione alle Cinque Terre, a La Spezia e ad Aulla in Lunigiana cosa è cambiato? Niente! La natura per molti è sempre crudele; certo ci sono discussioni sull’abusivismo edilizio, quelle infinite sulla pulizia degli alvei di fiumi e torrenti, si parla tanto di un piano operativo per l’ambiente al fine di realizzare opere di rafforzamento e protezione del territorio, ci si interroga sullo scarso utilizzo dei geologi e sulla mancanza di una mappatura nota a tutta la popolazione delle zone a rischio idrogeologico.

E poi il caos delle allerte lanciate ormai così spesso dalla Protezione Civile che la gente si è ormai abituata e nessuno ci fa più caso: lanciarle ad ogni passaggio di perturbazione non serve a nulla, è vero che così ci prendono sempre perchè prima o poi qualcosa succederà, ma non è questo il modo di dare un servizio utile alla collettività. 

Le persone perdono la vita perchè non hanno ricevuto una educazione ambientale adeguata o perchè non sanno distinguere una nube temporalesca da una più innocua, perchè non sanno leggere ed interpretare una previsione del tempo.

Andiamo nelle scuole e scopriamo che un piano educativo statale per la meteorologia non esiste e che quei pochi spazi concessi dai media non vengono sfruttati adeguatamente. L’italiano è ancora abituato a guardare il simbolino; il testo previsionale, la cosa più importante, è costantemente snobbato.

E noi cosa possiamo fare? Poco o niente, se non mettere la nostra esperienza al servizio della gente, per far crescere una mentalità ambientale e meteorologica comune tra le nuove generazioni.

MeteoLive alzerà ancor più la sua voce se servirà, affinchè si possano conoscere in anticipo le modalità di un passaggio perturbato o di una ondata di caldo o di freddo perchè non si dica più che la natura è crudele.

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Autore : Alessio Grosso