00:00 17 Febbraio 2005

Il meteoappassionato di fronte alle delusioni invernali

L'inverno è la stagione dei meteofili per eccellenza; essa può regalare grandi soddisfazioni, ma anche delusioni bibliche. In questa sede vi proponiamo uno spaccato del meteoappassionato messo di fronte all'episodio dell'anno...

Da sempre l’appassionato di meteorologia aspetta l’inverno come il periodo più elettrizzante dell’anno. La vigilia è spesso vissuta con un carico di esuberante euforia, cui fa però spesso séguito un opposto sentimento di malinconia, misto a rabbia e a rassegnazione, allorché i fenomeni atmosferici non percorrono le strade paventate dai modelli, o -peggio ancora- nel momento in cui il bilancio di un’intera stagione tradisce quelle che erano le affascinanti attese della vigilia.

Ma mettiamo un po’ di ordine: i due casi sono assai distinti; il primo, infatti (il tempo non segue la previsione nevosa), è limitato ad un singolo episodio di maltempo, e dunque non ostacola un pronto “riscatto” da parte della stagione, che può così rifarsi a seguire. Il secondo, invece (inverno complessivamente deludente, tranne rare eccezioni), è esteso ad una parte o addirittura all’intera stagione in oggetto, pur generando nel meteo-appassionato sentimenti del tutto simili al caso precedente. La differenza è sostanziale: in questo frangente, infatti, il bilancio è definitivo ed è difficile ipotizzare un “recupero” da parte della stagione fredda. Queste sono le classiche e più comuni delusioni del meteofilo, solitamente etichettate con apposizioni folkloristiche (del tipo: “bufale”) o con parafrasi incontrovertibili (della serie: “inverno finito”).

C’è tutto un mondo che si muove dietro la vita dell’appassionato di meteorologia durante la stagione invernale. C’è un modo nuovo e diverso di vivere la vita di tutti i giorni, sia essa in ufficio, in cantiere o all’università. Chi può usa mille stratagemmi pur di connettersi di nascosto ad Internet, anche nei locali laddove ciò sarebbe vietato: le carte elaborate dai modelli matematici sono un richiamo troppo forte, quantomeno pari a quello dei fora di discussione, sempre più frequentati. E chi non dispone di Internet fa di necessità virtù: grazie al cellulare, la telefonata “d’aggiornamento” all’amico connesso alla rete o il messaggino inviato a chi, dall’altra parte dello Stivale, sta vivendo quel peggioramento tanto agognato, costituiscono prassi assolutamente normale, in un giorno di ordinaria follia. Che diventa totale, quando il vortice polare decide di conquistare latitudini più meridionali.

C’è gente che, alla vigilia di un evento presumibilmente storico, decide di prendersi una settimana di ferie e di godersi lo spettacolo della nevicata dell’anno a millecinquecento metri di altitudine. Al contrario, c’è chi invece morirebbe pur di non muoversi dalla propria città per vedere i fiocchi bianchi cadere laddove non cadevano da cinque anni, cioè sopra la propria abitazione (anche se il rischio di prendere un acquazzone con quattro gradi sopra lo zero è ben più alto della probabilità di una blanda spolverata). Tutto questo pandemonio cinico e paradossale, che fa della bizzarrìa intelligente il proprio distintivo naturale, vive ovviamente in un’atmosfera di fibrillazione latente, pronta ad esplodere non appena un modello matematico vede un “ovest-shift” di appena cento chilometri…

La cosa forse più curiosa è che nella meteo, più di ogni altra sana passione, vale il detto “mors tua, vita mea”; specialmente in Italia, Paese proteso per oltre mille chilometri in latitudine e circoscritto in larga parte da un mare complessivamente caldo, che vive situazioni climatiche assai differenti nell’àmbito di uno stesso tema atmosferico. La neve per tutti è di fatto un’utopia, al contrario del “sole per tutti”, slogan molto in voga nella stagione estiva. Colpa dell’orografia, della posizione geografica e della latitudine, che fanno dell’Italia una nazione in cui una determinata azione meteorologica porta a conseguenze opposte in aree geografiche non troppo distanti tra loro. Conseguentemente, ci sarà sempre chi rimarrà soddisfatto e chi invece resterà deluso e amareggiato, per una nevicata sfuggita di mano per pochi chilometri, per un minimo ballerino o per una manciata di decimi di grado.

Fatti e misfatti della meteo: belli per essere goduti, vissuti e tramandati; ma, per qualcuno, forsanco… evitati!
Autore : Emanuele Latini