00:00 7 Marzo 2006

Terre del nord: vivere a TROMSO (Norvegia), parte una nuova rubrica!

Dal nostro corrispondente italo-norvegese Daniele Balestrieri.

È con una certa emozione che mi accingo a presentare su MeteoLive questa piccola rubrica dedicata alla vita nell’artico, in particolare a Tromsø, città nella quale mi sono trasferito nel 2003 ma che già conoscevo bene essendoci stato diverse volte negli anni precedenti.

Meteorologicamente parlando Tromsø è una città unica, e risente di una molteplicità di fattori ambientali e climatici che le conferiscono un clima piuttosto dolce, pur trovandosi a una latitudine decisamente elevata (69°40’N).

Prima di dare il calcio d’inizio e addentrarci nelle cronache artiche, è d’obbligo presentare sommariamente le sue caratteristiche principali, sia dal punto di vista territoriale che climatico.

Tromsø è il capoluogo della regione del Troms e giace su una piccola isola di 22 km², mollemente adagiata al centro di un fiordo piuttosto vasto e profondo. Pur trovandosi a soli 45 km dal mare aperto e a 650 km a nord del circolo polare artico, l’isola è totalmente circondata a sud dalla terraferma e a nord dall’isola più grande della regione, Kvaløya, che ci difende dagli impetuosi venti atlantici e rende l’intero comune un posto ospitale per la vita.

La temperatura media annuale è +2.5 °C, e grazie alla corrente del golfo che lambisce la costa le temperature risultano particolarmente miti: la minima assoluta è di appena -18.4 °C registrata nel 1966, mentre la massima assoluta è stata di +27.8 °C nel 1972, anno in cui – sempre nella stessa regione – si superarono i 30 gradi all’osservatorio di Vervaslinga (+30.2 °C). La gelata notturna più tardiva è stata registrata il 25 maggio, mentre quella più precoce il 28 di agosto.

Per quanto riguarda le precipitazioni, su una media di 1031 mm annuali cadono circa 500 cm di neve. L’accumulo più elevato mai registrato al centro della città è stato di 240 cm il 29 aprile del 1997, mentre in periferia è stato di ben 280 cm sempre lo stesso giorno dello stesso anno. Il record negativo fu proprio registrato nello stesso periodo del 2002, quando in periferia – dove la neve indugia fino ai primi di giugno – non v’era invece più traccia di neve.

A causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, Tromsø sperimenta la notte polare dal 25 novembre al 21 gennaio, e il sole di mezzanotte dal 21 maggio al 23 luglio. Le aurore boreali sono visibili praticamente per tutto il periodo in cui si può parlare di notte – copertura nuvolosa permettendo -, ovvero da settembre fino a maggio; per esperienza personale direi che le ore in cui sono maggiormente visibili sono tra le 17:00 e le 21:00 e tra le 4:00 e le 7:00 circa, anche se in caso di forte attività solare possono anche durare per quasi tutta la notte.

Vivere a Tromsø significa senza dubbio assistere a una vasta gamma di eventi meteorologici: in particolare la tradizione vuole che ogni inverno veniamo investiti da due tempeste di origine per lo più artica.

La tempesta peggiore a cui ho assistito, chiamata Finn, mi fece registrare a fine novembre del 2003 uno storico minimo pressorio sopra la testa di 958 hPa, e un giorno ve la racconterò.
La città, comprese le sue propaggini sulla terraferma (Tromsdalen) e sull’isola di Kvaløya (Kvaløysletta) è in realtà isolata praticamente dal resto della Norvegia e risulta tecnicamente autonoma; le altre “grandi” città della regione (Bardufoss, Harstad, Finnsnes) sono di importanza marginale per l’economia di Tromsø, che condivide invece il proprio stile di vita con l’estremo nord della Norvegia.

Gli eschimesi (per carità non li chiamate mai così), o per meglio dire i Sàmi, sono i padroni putativi di tutte le terre lapponi, e convenzionalmente si dice che tutte le regioni lapponi siano semplicemente prese in prestito da loro, che gentilmente ci ospitano sul loro territorio.

Ad aprile è imponente la transumanza delle renne dalle zone continentali verso quelle costiere, che si riempiono di piccoli villaggi lapponi e di vita fino alla contro-transumanza invernale di settembre.

Terminata la doverosa introduzione direi che è il momento di introdursi, dalla prossima volta, nella vita climatica – presente e passata – di quella che è conosciuta come la “Parigi del nord” (un nome un po’ azzardato, a dire il vero).
Autore : Daniele Balestrieri (Fenrir)