00:00 16 Novembre 2017

Il gas scisto (o shale gas) danneggia il clima e favorisce terremoti?

L'estrazione di gas scisto è più che mai controversa.

Lo shale gas o gas scisto è in sostanza gas metano derivante dalla decomposizione anaerobica di materia organica contenuta in argille, estratto in giacimenti non convenzionali. 

Poichè l’argilla è scarsamente permeabile necessita di trattamenti altamente inquinanti per aumentarne artificialmente la permeabilità in prossimità dei pozzi di produzione.

Questo tipo di scavi provocherebbe non solo danni al territorio e riflessi negativi sul clima, ma potrebbe favorire o potenziare scosse telluriche.

Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Cornell University di New York,  Il gas naturale estratto dagli scisti ha dato un notevole contributo ai gas serra, in forma di emissioni di metano, negli ultimi 20 anni, maggiore di quello dato da gas convenzionali, olio e carbone.

Durante il ciclo di vita medio di un pozzo per gas di scisti, una percentuale variabile tra il 4 e l’8 per cento della produzione totale dell’impianto viene immessa in atmosfera come metano, attraverso gli sfoghi e in forma di perdite dagli equipaggiamenti, o come riflussi durante le perforazioni che producono fratturazioni nelle formazioni scistose.

Com’è noto il metano è un gas serra molto più potente del biossido di carbonio, anche se ha un tempo di persistenza in atmosfera 10 volte più breve. Come risultato, il suo effetto sul riscaldamento climatico decade molto più rapidamente. A conti fatti, il metano sembra avere il contributo dominante per i gas di scisti su un arco temporale di 20 anni, con un contributo tre volte più consistente delle emissioni dirette del biossido di carbonio.

Su questa scala temporale, il contributo del gas di scisti è superiore a quello del carbone almeno del 20 per cento, con una stima più probabile di un contributo doppio.

Secondo le conclusioni di Robert Howarth: “L’ampio contributo dei gas di scisti all’effetto serra sembra minare le fondamenta del suo utilizzo come ‘combustibile di transizione’ per i prossimi decenni se l’obiettivo è ridurre il riscaldamento globale. Per una seria ed efficace pianificazione dell’impatto dei gas serra occorre valutare attentamente i diversi contributi e le possibilità di evitarli”. 

Quanto alle conseguenze sul territorio, un’equipe internazionale di geologi è stata chiamata a pronunciarsi sulla possibilità che forti estrazioni possano provocare scosse di terremoto, ma nel dubbio e per ragioni di impatto ambientale, Francia, Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca hanno sospeso lo sfruttamento dei propri giacimenti, chiedendo all’Unione Europa di proibire la tecnica di fratturazione idraulica, provvedimento peraltro già adottato dalla Francia e poi dalla Bulgaria.
 

Autore : Alessio Grosso