00:00 9 Gennaio 2006

DOSSIER DESERTIFICAZIONE: il caso Basilicata (da non perdere)

Lo studio del clima su scala globale e delle sue mutazioni nel corso degli ultimi decenni in fatto di variazione della piovosità e delle temperature medie ha posto in primo piano il problema della desertificazione.

Da diverso tempo si sente parlare spesso del problema della desertificazione, un processo che interessa i territori delle medie latitudini, specie quelli situati all’interno delle fasce climatiche confinanti con le aree desertiche delle latitudini tropicali e quindi anche l’area mediterranea, che confina a Sud con il deserto del Sahara, che a Nord si estende fino a qualche centinaio di chilometri dalla costa mediterranea.

Il problema della desertificazione è in primo piano soprattutto da quando l’uomo, a causa dell’uso scellerato che spesso fa del territorio, in alcuni casi contribuisce in qualche modo ad accelerarne il processo.

Tuttavia, se da un lato è importante condurre studi atti ad individuare le cause di tale fenomeno al fine di limitare l’interessamento a tale processo di aree sempre crescenti, dall’altro, negli studi ambientali e di dinamica del clima, è di fondamentale importanza evitare di generalizzare conclusioni che possono essere applicate solo in determinati contesti. In altre parole, qui non si tratta di negare l’evidenza di questo fenomeno in certe aree, ma di evitare di diffondere inutili catastrofismi attraverso l’esternazione di idee che, una volta assimilate dalla gente, in seguito sono difficilmente estirpabili.

Un esempio di ciò riguarda gli studi riguardanti il processo di desertificazione che sarebbe in atto in Basilicata, secondo alcuni imputabile ai mutamenti climatici degli ultimi anni (leggasi aumento delle temperature medie e riduzione della piovosità) ed allo sconsiderato uso che l’uomo fa del suo territorio (opere di disboscamento, abbandono di terreni un tempo dediti all’agricoltura ed alla pastorizia, cementificazione, ecc.).

Secondo studi recenti condotti a tal riguardo l’intervento diretto dell’uomo (utilizzazione del territorio) ed indiretto (aumento della temperatura globale prodotto dai gas serra) starebbe accelerando notevolmente il processo di desertificazione in Basilicata in un’area compresa tra la costa jonica e le prime pendici montuose dell’appennino lucano, interessando sia la fascia costiera lucana, sia i rilievi collinari e di bassa montagna della provincia di Matera, nonché le vallate alluvionali dei fiumi Bradano, Basento, Agri, Sinni, Cavone e Sauro.

Tuttavia, riguardo a tali studi ed ai fattori a cui è imputata la causa del processo di desertificazione in Basilicata, è necessario considerare alcuni punti:

a) il supposto aumento delle temperature in Basilicata negli ultimi anni, in accordo col trend su scala planetaria,

b) la significatività del periodo preso in esame per lo studio del fenomeno,

c) il trend delle precipitazioni negli ultimi anni in provincia di Matera,

d) le relazioni di causa-effetto per l’analisi del fenomeno della desertificazione,

e) le particolari caratteristiche del suolo della provincia di Matera ed il suo sfruttamento.

Passiamo, ora, all’analisi dei punti citati, non prima di aver premesso che in questo articolo non è contenuta alcuna verità inconfutabile: in esso vengono solo sollevati dei forti dubbi sui metodi di indagine, spesso utilizzati tutti nello stesso senso, che è sempre e comunque quello che porta a concludere che la Terra si sta riscaldando, che piove sempre meno e che è tutta colpa dell’uomo e del suo inquinamento. Chiaramente si lascia al lettore la libertà di farsi una sua idea.

Punti a e b: aumento delle temperature
Si sente parlare spesso di aumento di temperature su scala globale e secondo alcuni studi il trend troverebbe conferma nella dinamica del clima su scala regionale, ma per quanto riguarda la Basilicata una cosa è certa ed inconfutabile: le temperature medie dagli anni ’30 ai giorni nostri, in base ai dati delle stazioni del Servizio Idrografico e Mareografico, sono generalmente diminuite, fino a variazioni di -0,9°C a Matera e di -1,6°C a Maratea. Ancor più evidente è la variazione delle escursioni termiche che hanno evidenziato una tendenza del clima alla “marittimizzazione”, dal momento che sono aumentate le temperature minime (tra 0,2°C e 0,9°C), ma tale aumento è stato più che compensato da una più decisa flessione delle temperature massime (-1,2°C a Stigliano, -1,3°C a Maratea, fino ai -2,8°C di Matera!): questa è una chiara evidenza del fatto che l’analisi del trend climatico dipende dal periodo di analisi e che evidentemente l’aumento delle temperature in Basilicata potrebbe essere stata una semplice oscillazione naturale degli ultimi anni.

D’altro canto non è un buon approccio al problema accettare ogni teoria climatica, accodarsi ad un filone scientifico solo, perché va per la maggiore, senza porsi in un’analisi critica del problema!

L’aumento delle temperature medie della Terra è solo una supposizione, una congettura da molti abilmente trasformata in verità dogmatica, ma, al momento, secondo quanto dice anche lo scienziato Antonino Zichichi, non esiste alcuna evidenza scientifica di ciò! Le analisi climatologiche sul trend della temperatura evidenziano un aumento medio di circa 0,6°C dal 1880 ai giorni nostri, ma, secondo un crescente numero di scienziati e studiosi, sulle rappresentazioni dei modelli climatici utilizzati sorgono alcuni dubbi. Le stazioni utilizzate per i dati che poi vengono analizzati per l’analisi del trend termico su scala globale si sono fortemente urbanizzate negli ultimi 50 anni e ciò, di conseguenza, ha causato un forte aumento delle temperature urbane, ma le temperature nelle aree rurali non sarebbero variate granché dall’inizio del secolo; a conferma di ciò negli Stati Uniti le temperature più alte sono state registrate negli anni ’30, quando le emissioni dei gas serra erano notevolmente inferiori alle attuali.

Inoltre non è noto a tutti che i satelliti stanno registrando una leggera diminuzione delle temperature della bassa stratosfera: alla luce di ciò, le serie di riferimento possono essere considerate attendibili se consideriamo la forte urbanizzazione dei siti ospitanti le stazioni negli ultimi decenni?

Punto c)
Per quanto riguarda il trend delle precipitazioni, invece, i dati parlano chiaro: secondo le registrazioni delle stazioni dell’Ufficio Idrografico nel corso del secolo scorso si è registrata una diminuzione della quantità di piogge, che in alcuni casi è stata molto forte (Matera -100 mm, Potenza -140 mm, Maratea -230 mm tra gli anni ’20 e gli anni ’90) e questo è in accordo col trend a su scala mediterranea, ma, anche in questo caso, questa tendenza non può essere estrapolata per previsioni future sulla desertificazione. Fra l’altro nessuno mette in evidenza il fatto che negli ultimi anni la tendenza delle precipitazioni in Basilicata è verso l’aumento.

Punti d) ed e)
Prima di emettere conclusioni definitive e catastrofiche sulla trasformazione del territorio lucano in senso desertico sarebbe utile considerare con il giusto peso tutti i fattori climatici, geologici ed antropologici che interessano il territorio al fine di tentare di dare una giusta interpretazione al fenomeno. In generale, forse mai come in questo caso, sarebbe utile non lasciarsi condizionare dalle correnti di pensiero, ma sarebbe indispensabile uno studio della storia del territorio della Basilicata.
I calanchi, i rilievi argillosi che caratterizzano la provincia di Matera e la parte più orientale della provincia di Potenza, sono sempre esistiti in Basilicata: essi sono rilievi del Pleistocene che caratterizzano circa il 30% del territorio regionale per un’estensione di circa 3000 Kmq e l’erosione del suolo di cui si parla oggi non è certamente un fenomeno tipico dei giorni nostri, ma ha sempre caratterizzato il territorio lucano (Carlo Levi, nel “Cristo si è fermato ad Eboli” descriveva questa regione come un deserto già negli anni ’30!).

Non c’è dubbio sul fatto che la deforestazione del territorio che ebbe luogo tra la fine dell”800 e l’inizio del ‘900 ed anche l’abbandono di alcuni terreni (dopo il loro sfruttamento ad uso agricolo) potrebbe contribuire al processo di desertificazione, ma questi fattori poi vanno confrontati con un altro certamente preponderante su questi, che è la natura argillosa del territorio con la sua naturale tendenza all’erosione.

Purtroppo, anche in questo caso, è da rilevare la mancanza di umiltà dell’uomo nel ritenersi l’infallibile previsore (o sarebbe meglio dire “oracolo”) del futuro del pianeta ed anche la sua naturale tendenza a sopravvalutarsi, a ritenersi l’artefice del destino della Terra nel bene e nel male e a non considerare, nel caso della Basilicata, che forse la stessa natura del territorio probabilmente è troppo predominante per essere influenzata dall’intervento antropico! Considerando questo aspetto e la storia del territorio, in Basilicata, più che parlare di una accelerazione del processo di desertificazione, si potrebbe forse parlare solo di uno stato di aridità costante nel tempo.

Inoltre i calanchi, come già detto, sono rilievi argillosi ricoperti da uno strato organico molto sottile, soggetto naturalmente all’erosione ad opera degli agenti atmosferici.

Le valli alluvionali dei fiumi Bradano, Basento e Cavone, la val d’Agri (specie nella zona compresa di Montalbano Jonico) e la valle del Sinni (tra Francavilla sul Sinni e la costa jonica) sono caratterizzate da un’aridità climatica e da una scarsa disponibilità di acqua scorrente per la presenza di dighe a monte (diga di San Giuliano a Matera nella valle del Bradano, dighe del Pertusillo e di Gannano nella valle dell’Agri, diga di Senise nella valle del Sinni) e per questi motivi lasciano numerosi dubbi le recenti direttive che prevedono la trasformazione del territorio lucano in un’area boschiva.
Autore : Dott. Pier Paolo Talamo