00:00 24 Agosto 2009

DESIO: “…Ogni volta che ritorno nella vita civile dopo un viaggio vorrei scappare…”

Il grande geologo, esploratore, capo spedizione dell'impresa sul K2, morto all'età di 104 anni ci dà lo spunto per parlare del disagio che accoglie i viaggiatori al loro rientro in patria.

Come non amare la solitudine e la grandiosità del grande nord?
Norvegia, Svezia, Carelia, Finlandia, Lapponia, Islanda, Alaska, Groenlandia. Queste terre ti catturano perchè finalmente lassù scompare la confusione che regna ormai sovrana alle nostre latitudini, nelle nostre giungle d’asfalto.

Come d’incanto la vita si fa meno mediocre, meno soffocata; i rapporti umani vengono esaltati, la tua persona ritrova una dignità, ti ritrovi parte integrante della natura e non solo uno spettatore passivo inscatolato tra le mura domestiche o in quelle lavorative ad affrontare la routine quotidiana, ma protagonista del poco tempo che ci è stato concesso per vivere questa avventura che si svolge sulla Terra.

E così, rileggendo la biografia di Ardito Desio, il grande geologo, esploratore e professore universitario, scomparso alla nobile età di 104 anni, abbiamo trovato questo passaggio, riportato fra l’altro anche sul suo sito, che riassume interamente il pensiero di chi ha affrontato il viaggio con l’idea di elevarsi e ritrovare la propria identità, ve lo proponiamo integralmente, sicuri che lo condividerete al 100%:
“fra le gioie più pure che mi danno questi viaggi in terre lontane, anche se gravati da ansie, da disagi, da rischi, da pericoli, sono quelle di serena meditazione che mi concedono le solitudini, quelle dell’africa Sahariana, come quelle dei grandi ghiacciai dell’Himalaya.
Ed è così che al ritorno nella vita cosiddetta civile, provo ogni volta un senso di sgomento e vorrei scappare, vorrei correre via subito lontano, lontano, vorrei tornare tra gente semplice, umile e primitiva, ma soprattutto vorrei tornare dove non c’è nessuno, dove ci si trova soli di fronte a se stessi e a Dio”
Autore : Alessio Grosso