00:00 4 Maggio 2007

Storia del clima sulla Terra: stiamo ancora uscendo dalla Piccola Era Glaciale?

Una breve sintesi per ricordare le principali epoche climatiche.

EPOCHE CLIMATICHE

Per epoche climatiche si intendono i periodi di mutazione del clima dall’ultima glaciazione.
I paleoclimatologi studiando i fossili vegetali, i pollini e gli anelli degli alberi hanno potuto stabilire che un periodo caldo con inverni miti nell’Europa nord-occidentale e in buona parte dell’America settentrionale seguì all’ultima glaciazione quaternaria.

Questa epoca pre-boreale durò sino al 4500 a.C. circa. In questo periodo le precipitazioni furono abbondanti, i ghiacci si sciolsero e questo contribuì ad aumentare il livello del mare.

A questo periodo caldo seguì un altro più caldo detto “optimum climatico post glaciale”. Intorno al 2500 a.C. si entrò successivamente nella terza epoca climatica moderna sub-boreale in parte simile alla precedente caratterizzata tuttavia da inverni talvolta molto freddi.

Nel 1000 a.C. circa seguì un’epoca climatica più fredda (sub-atlantica) con inverni piuttosto miti e temperature estive inferiori mediamente di 2-3°C.

Il periodo freddo, caratterizzato da venti forti, durò circa sino al 450 a.C. In seguito la temperatura ricominciò a salire e tra il 1150 ed il 1300 il clima fu molto più mite.

Questa epoca più calda fu definita “piccolo optimum”. In seguito all’aumento della temperatura alcune regioni del nord America si popolarono per la prima volta mentre insediamenti più meridionali, colpiti dalla siccità, furono abbandonati. Questo periodo determinò in Gran Bretagna notevoli trasformazioni per quanto riguarda l’agricoltura; infatti nelle zone settentrionali l’agricoltura si diffuse in modo tale da soppiantare l’allevamento del bestiame. In Islanda e Groenlandia si espansero in modo massiccio le popolazioni vichinghe.

Il “piccolo optimum” portò alla Scozia un clima molto più mite dell’attuale e il periodo fu talmente prospero da rendere la Scozia, per quanto riguarda l’agricoltura e di conseguenza l’alimentazione, completamente autosufficiente.

LA PICCOLA ETA’ GLACIALE

Intorno al 1300 (in alcune zona intorno al 1200 circa) terminò il periodo caldo. Dal 1320 le temperature estive ed invernali scesero di 1° C.
In Gran Bretagna la temperatura media annua diminuì di 0,5°C circa e tutta l’Europa nord-occidentale fu caratterizzata da inverni talmente rigidi da definire quest’epoca “piccola età glaciale”.

Il cambiamento fu talmente rapido che i vigneti in Inghilterra scomparvero mentre in Germania si spostarono in pendii più bassi. In Scozia l’agricoltura, che era prosperosa ed aveva reso il paese autosufficiente, in 100 anni decadde sino alla povertà alimentare.

Il Tamigi a Londra gelò nel 1270 e la piccola età glaciale con le sue tempeste leggendarie distrusse gli insediamenti in Groenlandia e Islanda.

In questa lunga epoca in Gran Bretagna ci furono anni in cui la temperatura fu più mite ed in particolare gli anni 1433 – 1434 – 1436 registrarono estati calde se non addirittura torride.

Dal 1430 al 1440 ci furono anni di disorientamento in quanto furono i più miti ed i più piovosi. Nel 1432 – 37 – 38 – 39 le piogge abbondanti provocarono gravi alluvioni e gli inverni freddissimi provarono drammaticamente le popolazioni soprattutto a causa dei raccolti insufficienti. Numerose zone che erano state fertili furono abbandonate come molti villaggi della Gran Bretagna ed Europa nord-occidentale. In Inghilterra la decadenza dell’agricoltura e l’abbandono degli insediamenti furono attribuiti alla pestilenza del 1348-50 ma da studi e ricerche effettuate sui registri delle tasse dell’epoca risulta che avvennero prima dello scoppio dell’epidemia. Le avversità climatiche pertanto, riducendo drasticamente la produzione agricola, furono la causa prima di questa decadenza a cui si aggiunse in seguito la pestilenza che mise in ginocchio la popolazione.

Il raffreddamento generale terminò verso la metà del XIX secolo ed in Gran Bretagna il periodo più freddo fu dal 1550 al 1770 anche se occasionalmente ci furono estati calde. Intorno al 1665 il caldo intenso e la siccità divennero un problema e furono la causa dell’epidemia di peste che infuriò per tutto il 1666, anno in cui Londra fu distrutta dal famoso grande incendio. Il 1665 era iniziato con un rigidissimo inverno che fece gelare il Tamigi. Il ghiaccio era così spesso sul Tamigi che carri e carrozze lo percorrevano tranquillamente ed in Inghilterra fu introdotto per la prima volta il pattinaggio su ghiaccio. Nell’inverno 1683-84 ghiacciarono anche insenature della Manica e del Mare del Nord.

L’inverno più freddo della piccola età glaciale fu quello del 1607-1608 detto il “Grande Inverno”: in quell’anno per il freddo morirono piante e bestiame portando la carestia. In Europa l’età glaciale determinò lo spostamento delle fasce climatiche verso latitudini più basse e nell’Europa meridionale alcune zone prima aride furono soggette a piogge torrenziali e gelo. Nel Cantone di Berna (Svizzera) il ghiacciaio Grindelwald dopo il 1280 avanzò sino al 1600 travolgendo la vegetazione. Dal 1800 i ghiacci si sono man mano ritirati. Nella Norvegia centrale intere zone coltivate furono coperte dai ghiacci che avanzarono smisuratamente durante la piccola età glaciale. Il clima dell’America settentrionale, nella piccola età glaciale, ricalcò quello europeo mentre nell’emisfero meridionale le condizioni metereologiche furono migliori. Nei mari dell’Antartide vi erano meno ghiacci di oggi come risulta dai racconti degli esploratori nel XVII e XVIII secolo.

EPOCA CLIMATICA MODERNA

Un generale riscaldamento caratterizza l’epoca climatica moderna. Il Tamigi infatti gelò nel 1814 per l’ultima volta ed in Gran Bretagna, in seguito, le temperature cominciarono a salire. Dal 1925 al 1955 furono superiori di 1°C a quelle degli anni 1895-1925. Negli anni 1930 e 1940 le temperature aumentarono notevolmente e gli inverni divennero più miti.
Viviamo attualmente nell’epoca più calda e pare che il riscaldamento aumenti: l’effetto serra a causa dei gas contribuisce ad aumentare la temperatura del pianeta e ci si domanda in quale misura. Non si può peraltro ignorare che cause naturali possano caratterizzarlo.

Per ulteriori informazioni:
Bibliografia: Clive Carpenter, Il clima che cambia. Ed. Calderini
Autore : Enzo Piras