00:00 18 Febbraio 2020

E se questo caldo nascondesse una glaciazione dietro l’angolo?

Un raffreddamento dell'area polare costante determinerebbe un temporaneo rialzo termico alle basse latitudini, poi un abbraccio gelido prenderebbe corpo su tutto l'emisfero nord. Mah...In realtà è meglio chiamare in causa il concetto di "feedback".

Se non intervenissero variazioni alla situazione attuale forse ci si arriverebbe davvero al progetto di raffreddamento accennato nel sommario: freddo sempre più importante al Polo e vortice polare che gira come una trottola impazzita fino ad estendere il freddo verso le basse latitudini, anche laddove adesso pare fare un caldo spropositato. Perchè no?

Del resto la teoria contraria NON sta funzionando: l’idea di inverni un po’ più freddi in Europa perché il vortice polare si starebbe sfaldando non ha mai trovato conferma negli ultimi anni, semmai il contrario. Dunque questo CALDO non potrebbe essere un segnale contrario? Mah, tutto un po’ troppo semplice.

Invece cambia la circolazione dei venti, cambia la temperatura superficiale delle acque, cambia l’influenza del sole, cambia la disposizione delle figure bariche. Insomma l’idea di un Polo costantemente più freddo che prima o poi scaraventerebbe verso sud una parte del suo gelo non può funzionare tout court.

Per capire cosa potrebbe accadere bisogna invece chiamare in causa il concetto di retroazione o feedback, quel concetto secondo il quale ogni cambiamento tende a creare le condizioni per determinare variazioni all’interno dello stesso sistema che, in una sorta di reazione a catena, tenderanno a riproporre la situazione originaria.

Un FEEDBACK "freddo" si è già verificato sulla Terra.
Il nostro Pianeta potrebbe aver subito un ciclo del genere quando la sua temperatura era ancora particolarmente calda, quando una consistente evaporazione dovuta all’acqua degli oceani ne ha ricoperta la sua superficie.

Effetto di questa evaporazione sono le situazioni meteorologiche che si sviluppano creando abbondanti precipitazioni nevose alle alte latitudine e sulle zone montagnose.

L’abbondanza di tali nevicate può creare la condizione per cui l’estate non riesca totalmente a scioglierle, formando le prime distese permanenti di neve.

Ecco un’ipotesi: queste estensioni di neve rifletteranno i raggi solari, (potente effetto ALBEDO) che, non riscaldando più la superficie interessata, ne provocheranno un suo progressivo raffreddamento. Tale raffreddamento non avrà conseguenze immediate alle latitudini equatoriali dove il freddo non riesce ad intaccare il caldo degli Oceani, carichi di elevate quantità di vapore.

Negli inverni successivi sarà sempre la grande umidità a dare origine a nevicate abbondanti innescando, anno dopo anno, la fase iniziale della glaciazione.

Dopo migliaia di anni (5-10 mila) l’estensione dei territori ghiacciati avrà raggiunto quella consistenza che gli permetterà di iniziare la conquista dei territori più a sud, raffreddando in modo graduale gli oceani e gelando le terre emerse del nord. Si creeranno così situazioni ambientali nuove, la circolazione delle acque degli oceani sarà stravolta, in quanto il rimescolamento delle masse d’acqua (la calda verso il nord e la fredda verso il sud) sarà prima limitata, e poi impedita e anche le correnti d’aria e la normale circolazione dei venti diverrà inconsistente.

Le piogge e il livello del mare diminuiranno con conseguente calo dell’evaporazione. La diminuzione del livello dei mari esporrà le superfici emerse all’erosione. Si avrà l’immissione nell’oceano di sostanze nutritive e di altri minerali che aumenteranno la produttività di fitoplancton ricoperto di calcite. Dal momento che la produzione di fitoplancton lavora come la fotosintesi e assorbe anidride carbonica, i mari aumenteranno quindi l’assorbimento di quest’ultima.

L’anidride carbonica si ridurrà in atmosfera anche per la quantità di anidride trattenuta dai ghiacciai. A questo punto, lo sviluppo delle superfici ghiacciate avrebbe raggiunto tali posizioni verso sud da limitarne l’avanzata; ciò sia a causa della mancanza di ulteriore rifornimento di nuova neve, che non potrà cadere perché gli oceani si saranno raffreddati troppo e non vi saranno più le circolazioni d’aria atte a provocarla, sia perché i raggi solari avendo più facile accesso inizieranno nuovamente a scioglierne le ultime propaggini. Anche il peso del ghiaccio affonderà gli strati rocciosi abbassandosi a sua volta. 

Ecco allora che si innescherà il processo CONTRARIO, o feedback caldo.
In questa fase le grandi masse ghiacciate tenderanno appunto alla retroazione. Lo scioglimento graduale delle zone ghiacciate più a sud con la frantumazione rapida delle grandi masse ghiacciate formerà nuovamente laghi e fiumi. Il livello dei mari tornerà gradualmente ad innalzarsi; l’anidride carbonica in atmosfera, unitamente al metano liberato dalla materia vegetale morta delle paludi, riguadagneranno le quantità perdute, ricreando nuovamente l’effetto serra che porterà a un nuovo riscaldamento del Pianeta. Contemporaneamente, sui mari e sulle terre del nord la scarsa evaporazione non produrrà più le abbondanti nevicate, assottigliando gradualmente le distese di ghiaccio di questi territori.

La conseguenza di questi processi riporterà nuovamente al disgelo e alla ricomparsa, con le dovute modificazioni, delle terre, quali erano prima del ciclo.

Molti scienziati ritengono che dovranno passare almeno altri cento anni prima che si possa potenzialmente innescare un simile processo, altri lo bocciano in toto o lo ignorano e vedono un riscaldamento senza fine con la Terra che, per colpa dell’uomo potrebbe quasi fare la fine di Venere, altri ancora ritengono credibile questa soluzione, per quanto impossibile stabilire quando un simile processo potrà davvero iniziare.
 

Autore : Alessio Grosso