00:00 27 Agosto 2007

Strutture nuvolose particolari: le linee di groppo e le incudini

Cosa sono i groppi? Quando e in che situazione è più probabile incontrarli? Cercheremo poi di capire cosa sono le incudini, e che informazioni possiamo ricavare dalla loro forma e consistenza

Sappiamo bene che i temporali qualche volta possono essere violenti, o addirittura devastanti; in altre occasioni invece si presentano con pioggia moderata e continua, senza una raffica di vento.

Magari osservando il cielo vediamo che nella direzione di provenienza delle nubi assume un colore scurissimo, quasi nero, ed allora ci prepariamo ad un bagno colossale; ed invece può capitare che tutto sommato non accade niente di particolare.

Perché accade questo? I temporali nascono a causa di particolari condizioni atmosferiche, che il più delle volte si possono riassumere con la parola “instabilità”; questo termine è riferito al fatto che in questi casi una massa d’aria più fredda del normale viene a trovarsi sovrapposta ad una massa d’aria più calda.

Fisicamente parlando, una situazione del genere è da considerarsi non stabile, perché l’aria fredda è più densa, e quindi a parità di volume più pesante dell’aria calda.

Ad un certo punto, ed in una certa zona quindi l’aria più fredda dovrà colare verso il basso, sollevando rapidamente quella più calda e provocandone una repentina condensazione; ecco che allora si forma una nube cumuliforme.

Se l’aria fredda è in movimento, si crea una netta linea di separazione con la massa più calda, lunga spesso anche centinaia o migliaia di chilometri; questa “traccia” è chiamata fronte freddo, e lungo di essa si formano i cumuli ed i cumulonembi più robusti di tutta la depressione.

In certi casi invece, può capitare che l’aria fredda tenda a scorrere temporaneamente sopra il cuscino più caldo(generalmente da ovest a est), per poi “bucarlo” in un punto qualsiasi, impossibile da prevedere.

L’effetto è simile a quello che si crea immaginando di avere un tappeto elastico (il bordo superiore dell’aria calda nel nostro modello mentale) sopra al quale si riversa una certa quantità di liquido (l’aria fredda); se si fa un buco nel tappeto, tutta l’acqua che vi si trova sopra tende a cadere giù da quel buco.

Similmente, nel nostro caso, una grossa quantità di aria fredda cola giù dal “buco” creatosi nell’aria calda, ed ecco che quindi, poco più a nord, si sviluppa un cumulonembo imponente e molto intenso.

Questo, quando ha raggiunto lo stadio di “maturità”, tende, grazie alle forti precipitazioni al suo interno, a rovesciare verso il basso grosse quantità dell’aria fredda che si trovava ancora in quota; intanto altra aria dello stesso tipo continua a colare dal “buco”, rigenerando continuamente il cumulonembo.

Se le correnti in quota sono da sud, il cumulonembo tenderà ad essere spostato in direzione opposta, e quindi ad essere allontanato dal “rubinetto” di aria fredda; quindi continuerà a sfogarsi fino a che non avrà esaurito le sue energie.

Ma questo rubinetto è sempre aperto, e quindi nuova aria fredda viene rovesciata verso il basso, ecco che allora si genera un altro Cb nella stessa zona dove era nato il primo.

Continuando così per 3-4-5 volte, in definitiva si sviluppa una lunga striscia, praticamente rettilinea, di nubi temporalesche a diversi stadi di maturità: in particolare, si passa da un giovane cumulonembo nella punta estrema meridionale della formazione nuvolosa, ad altri sempre più “vecchi” meno a mano che si scorre verso nord.

Tali strutture vengono chiamate “linee di groppo” e sono generalmente molto intense: si riconoscono appunto perché osservandole alla luce del sole, quando sono in arrivo da ovest (direzione privilegiata di arrivo di molte masse di aria fredda atlantica), appaiono come un “muro” vero e proprio alto e brillante di cumulonembi, sempre più sfilacciati e di forma indefinita mano a mano che ruotiamo la testa verso destra.

Spesso quando queste strutture sono ancora abbastanza lontane, l’aria risulta afosa e non c’è un filo di vento; poi da ovest si vede avanzare rapidamente una banda nuvolosa bassa, allungata e seguita da colori estremamente cupi.

Questa è la cosiddetta “nube a mensola” e delimita in pratica l’avanzata verso est dell’aria fredda rovesciata verso il basso dai cumulonembi.

Pochi secondi prima che arrivi sulle nostre teste infatti, si sollevano raffiche improvvise e fredde, la pressione atmosferica aumenta drasticamente ma non piove ancora, anche se i tuoni cominciano a farsi vicini.

In compenso però assistiamo ad uno spettacolo raro: soprattutto se ci troviamo al di sotto dell’elemento più giovane della linea, si nota che la base della nube a mensola tende a contorcersi o a dissolversi in certi punti per riformarsi pochi metri più avanti; ma il movimento più caratteristico è una specie di rotazione assunta dalla nube stessa e che la vede in pratica sollevarsi verso l’alto nella zona più vicina al nostro punto di osservazione, per poi ricadere verso il basso poco più ad ovest.

Questi sono i movimenti caratteristici rispettivamente dell’aria calda sollevata dal basso, e dell’aria fredda rovesciata dall’alto.
La base vera e propria dei cumulonembi arriva poche centinaia di metri a seguire questa nube, ed in questi casi si possono scatenare rovesci di grandine senza pioggia con saette ripetute e potenti, seguiti da un rovescio di pioggia violento e duraturo.

Nel giro di 30-40 minuti l’aria fredda che segue il fronte riesce ad avere la meglio, ed ecco che allora tende gradualmente a smettere di piovere , la temperatura tende a calare di altri 2-3°C e la visibilità aumenta repentinamente.

Quando un cumulonembo raggiunge lo stadio di maturità, lo si può solitamente notare dalla formazione della “incudine” chiamata così per la sua forma particolare che ricorda questo oggetto: infatti, la nube, una volta arrivata attorno ai 10 km di altezza, trova il limite inferiore della stratosfera.

In questa fascia atmosferica la temperatura, al contrario che nella troposfera (tra 0 e 10 km di altezza), tende a salire con la quota, e quindi il cumulonembo per sua natura non può penetrarvi; ecco che allora , sotto la spinta delle correnti calde che l’hanno generata, la nube tende ad appiattirsi sotto il limite superiore della troposfera, assumendo appunto la forma di incudine, come si vede anche in una delle foto.

Quest’ultima può essere più o meno consistente a seconda della sua natura, e la sua osservazione può darci un’indicazione della potenza del cumulonembo.

In particolare l’incudine può presentarsi così:

1) larga, allungata in una certa direzione e sfilacciata sulla punta più avanzata: allora in questo caso sono presenti forti correnti in quota; ad esempio, se il corpo del cumulonembo si trova a sud dell’incudine, le correnti in quota vanno nella direzione opposta.

2) poco estesa, compatta, assolutamente non sfilacciata e molto “spessa”: ciò indica un cumulonembo potente e giovane, capace di regalare precipitazioni molto consistenti.

3) larga, totalmente sfilacciata e rotondeggiante: in questo caso siamo in presenza di un cumulonembo vecchio ed in via di decadimento; non dobbiamo però abbassare la guardia e bisogna verificare se nelle vicinanze ci sono o no altri grossi cumuli in accrescimento, sintomo di rinnovata instabilità dell’aria e di possibili, nuovi temporali

4) incudine compatta , rotondeggiante con una “cupola” cumuliforme persistente che la sovrasta: in questo caso siamo in presenza di una possibile “supercella”; sono dei cumulonembi estremamente intensi ed estesi, capaci di generare trombe d’aria molto forti e di generare rovesci copiosi e persistenti per ore (non è raro osservarli in Pianura Padana).

In generale, l’osservazione di un’incudine con queste semplici basi, può salvarci da un “bagno” sicuro oppure rassicurarci che non pioverà, anche se vediamo una nube scurissima ed estesa avanzare verso di noi.
Autore : Lorenzo Catania