00:00 27 Luglio 2016

Il “rito” del temporale

Comprendere il comportamento del temporale è come minimo doveroso: solo conoscendolo possiamo prevenire eventuali dispiaceri, visto che a volte i temporali non sono caratterizzati da quella che io chiamo "bellezza", ma anche da incredibile violenza!

Spiegare come si fa a capire l’intensità e l’estensione di un temporale non è per niente facile. E’ indispensabile l’esperienza, che si acquisisce solo osservando "dal vivo" le caratteristiche delle formazioni nuvolose che più ci interessano.

All’inizio, comunque, conviene avere sottomano un atlante delle nubi che non mancherà di illustrare i cumulonembi (Cb) con tutte le loro varianti, evidenziate da foto di notevole interesse didattico. Una volta compresa la fisionomia delle nubi temporalesche (o termoconvettive, o nubi a sviluppo verticale), è facile capire se quella nuvola che stiamo osservando è un semplice ed innocuo cumulo di bel tempo o un potente cumulonembo che nella pianura padana può raggiungere altezze considerevoli, anche di 12 km.

Quest’ultima è la nube che più mi affascina e può essere paragonata ad un cavolfiore; all’inizio, infatti, quando deve ancora completare il suo sviluppo, la sommità ha moltissime protuberanze ben distinte bianche o gialle a seconda del grado di luminosità che dipende dall’ora: bianca (brillante, a volte) di giorno, gialla o rosa-rosso all’alba e al tramonto. Il Cb è giallo anche quando è molto distante, a causa della bassa foschia sull’orizzonte.

Tuttavia, quando il Cb si frappone fra noi e il sole, appare molto scuro e si notano solo le protuberanze alla sommità e ai margini e non quelle alla "parete", che risulterà in ombra. In questo stadio intermedio l’annuvolamento dà luogo a rovesci sparsi e comunque a nessun fenomeno particolarmente intenso: è ancora un cumulo congesto che non origina elettrometeore.

Una volta che il cumulo congesto è "maturo", alla sommità accade un fenomeno di estrema importanza: le protuberanze scompaiono in quanto la parte alta della nube si ghiaccia assumendo una forma sfilacciata ed indefinita, simile a nubi cirriformi: sono i cosiddetti "cirri falsi", che spesso conferiscono alla nube la classica forma ad incudine o imbuto. In questo caso il temporale in atto è di forte intensità, ma anche qui bisogna stimare l’intensità del Cb ad incudine: non sono tutti così intensi da produrre forti temporali, perciò bisogna valutare la compattezza, l’estensione e anche il colore della struttura. Ovviamente, dobbiamo tener conto anche dell’attività elettrica: il lampo è la luminosità prodotta dal fulmine ed è visibile anche a qualche centinaio di km se l’aria è particolarmente tersa; il tuono è un’onda d’urto che deriva dal sensibile aumento di pressione causato dall’intenso calore della scarica elettrica. Per rendercene conto, l’aria attraversata dal fulmine raggiunge temperature di circa 30.000°C in meno di un millesimo di secondo!

Evidentemente, più intensa e frequente è l’attività elettrica, tanto più forte sarà il temporale. Una curiosità: secondo una statistica francese, i fulmini sono attirati di più da pioppi, querce e olmi, quindi attenzione a chi non conosce le specie botaniche! Però tutti sappiamo che i fulmini preferiscono i punti di minor resistenza elettrica (alberi isolati, colline, edifici più alti): per questo durante un temporale, se non abbiamo ripari, conviene piegarsi "a riccio" per evitare spiacevoli inconvenienti… Se sentiamo tuoni (anche se deboli) il temporale si trova a meno di 20 km di distanza: esiste una formula per calcolare la distanza in metri (S) di un fulmine: S=340t dove "t" è il tempo in secondi che passa fra il bagliore del lampo e il rombo del tuono (lo si può calcolare con un cronometro), mentre 340 m/s è la velocità del suono.

Facendo qualche prova, si capisce se il temporale si avvicina o se si allontana, un po’ come quando si ascolta la radio in AM: si trova una stazione libera e, se entro 80-100 km dal punto di osservazione c’è un temporale, si possono distintamente sentire degli schiocchi o fruscii (di 0,5-2 secondi ciascuno) prodotti dai fulmini che interferiscono sulla statica radio. Questo metodo, comunque, richiede una certa esperienza perchè sia utile per capire se un temporale si avvicini o meno al luogo di osservazione. Le scariche in AM, infatti, possono derivare anche da più temporali nel caso di instabilità diffusa ed è difficile comprendere qual è il temporale da considerare, se non concentrandosi sulle interferenze più forti prodotte dai fulmini più vicini a noi. Riguardo il vento, questo inizialmente si dispone nel verso contrario all’avanzamento del temporale: è un fatto normale, perchè il Cb è una macchina termica che aspira aria caldo-umida (correnti ascensionali) incrementando così la sua potenza.

Invece, quando il temporale è ormai prossimo al luogo di osservazione, il vento si orienta deciso nel verso concorde alla direttrice del sistema: questo perchè sopra di noi sta transitando la classica "linea dei groppi", facilmente identificabile come una linea continua di nubi nere e minacciose accompagnata da forti turbolenze. Si scatena così la tipica tempesta, con rovesci e forti venti, che sono freddi a causa delle correnti discendenti che nascono nella parte alta del Cb, dove la temperatura viaggia su valori tra -30 e -40°C permettendo così la formazione della grandine, assieme alla forte turbolenza presente all’interno della torre temporalesca.

Evidentemente connessa alle correnti d’aria è la velocità di avanzamento del temporale che, in linea generale, è direttamente proporzionale all’intensità dello stesso e inversamente proporzionale alla sua durata, soprattutto per quel che riguarda la forza delle correnti discensionali che si rivelano sottoforma di venti a raffiche. Se il fronte temporalesco appare statico, verosimilmente esso ci sta sfiorando oppure si sta scaricando in quella zona esaurendo così sul posto la sua "propulsione". Se il Cb è ancora distante è impossibile vederne la base, ma quando si trova indicativamente a meno di 5 km si distingue una linea parallela al terreno che può avanzare o meno verso l’osservatore: tale linea costituisce la base del Cb temporalesco, da cui scendono rovesci di pioggia, neve o grandine; se queste fasce (o virghe, ma tale termine non è del tutto adatto nella fattispecie) sono dense e non permettono di vedere nient’altro oltre le stesse, allora è imminente un forte rovescio se siamo in presenza di attività elettrica. Se le bande dei rovesci sono dense ma senza attività elettrica in zona, è probabile che il temporale arriverà scarico, quindi con scarsi fenomeni; oppure può essere che il sistema si stia formando proprio nelle vicinanze per poi intensificarsi mentre si allontanerà assumendo così tutti i "connotati" da temporale grazie all’acquisita attività elettrica.

Si può dedurre il progressivo intensificarsi del temporale anche dalla nascita e successivo sviluppo di cumuli congesti (imponenti) che, in pratica, assistono il Cb principale. L’esperienza del meteoappassionato è determinante in situazioni di questo tipo. Il rigonfiamento di nuovi "funghi atomici" è apprezzabile con un binocolo, che evidenzia bene il continuo ribollire delle protuberanze caratteristiche delle nubi cumuliformi.

Tutto ciò grazie alla corrente discendente fredda del primo elemento temporalesco, costituita dalla colonna di pioggia che si insinua al di sotto dell’aria calda circostante sollevandola bruscamente e generando nuovi Cb, grazie alla condensazione del vapore acqueo resa possibile dalle basse temperature alle quote più elevate. Quando la base del Cb assume una colorazione verdognola sono elevate le probabilità di grandinate accompagnate da burrasche di vento. Sintomo di grandine sono anche le "mammatus" (nubi a mammella) che "scendono" dall’incudine, presenti sia prima sia dopo il passaggio del temporale, a seconda dei casi. Queste formazioni indicano forti correnti d’aria verticali all’interno della nube.

Da ricordare che le grandinate colpiscono fasce ristrette in pochi km quadrati. Inoltre, in casi eccezionali, dalla base del Cb possono scendere anche delle trombe d’aria. Finchè avanza il temporale, a volte si osservano diverse basi del sistema (e non una sola unica base): in questo caso non c’è nulla da temere, in quanto i fenomeni saranno magari anche persistenti ma sicuramente non intensi. Capire l’intensità della manifestazione temporalesca mediante il colore e lo spessore sia della base sia delle bande di idrometeore è importantissimo, perchè su quei 10-15 minuti (ma spesso sono meno!) che precedono lo scatenarsi della furia degli elementi, possiamo elaborare una previsione a brevissimo termine di elevata affidabilità.

Le succitate indicazioni, purtroppo, sono soggette a rare eccezioni che confermano la regola. In casi abbastanza frequenti, il Cb o il fronte d’instabilità è nascosto da altre nubi stratiformi o stratocumuliformi e non si sentono tuoni (perchè più distante di 20 km): in questa situazione è indispensabile ascoltare le scariche in AM e osservare il colore che si intravede negli squarci presenti nella suddetta nuvolaglia: spesso la tonalità consiste in un giallo scuro o un semplice giallo che fa da sfondo a tutti gli squarci di quel settore del cielo. Quando il sistema si avvicina, l’incudine diverrà bianca, magari anche brillante, e sarà possibile sentire i tuoni, se il temporale in questione è attivo.

Inoltre, la persistenza dei cumuli di bel tempo e di altre nubi cumuliformi anche nelle ore serali e notturne o la presenza di altocumuli castellani (cioè a leggero sviluppo verticale con protuberanze, come dei batuffoli di lana) indica l’avvicinamento di una zona d’instabilità. Lo stesso dicasi quando, di notte, in un regime estivo di alta pressione, il vento comincia a rinforzare e quando le suddette nubi sono presenti sin dal primo mattino. Vale sempre la famosa regola per cui dopo un periodo di caldo umido con afa opprimente, è elevatissima la probabilità che i primi temporali assumano carattere di forte intensità, specialmente nelle località di pianura lontane dalla costa.

Questo comunque non vuol dire che dopo il passaggio del fronte "scaccia-afa" i successivi fenomeni temporaleschi siano di minore intensità: a volte può accadere il contrario…

Autore : Alberto81