00:00 23 Aprile 2013

Pioggia, basse temperature e neve fuori stagione? Tutta colpa della “goccia fredda”

Il "meteorologichese" spesso si forgia di una terminologia ai più incomprensibile, altre volte invece si appoggia a un gergo più intuitivo. E' il caso della nostra simpatica e nominatissima goccia fredda, grande protagonista del tempo di questi giorni.

Tanto più un fenomeno è ricorrente quanto più la terminologia ad esso associata spazia nella fantasia più pura tirando fuori dal cappello diversi sinonimi o vocaboli presi in prestito da altre lingue, inglese in primis (anche a scapito del più antico ed aristocratico latino). Questi termini vanno poi a far parte del gergo meteorologico più o meno ufficiale, più o meno diretto e comprensibile.

Il discorso vale anche per la nominatissima "goccia fredda", altresì chiamata più tecnicamente "cut off", "upper level low" o "kicker", a seconda dei processi fisici che ne hanno originato la struttura finale. Ma rimaniamo nella terminologia italiana, che ci è più congeniale: cosa significa goccia fredda?

Per comprendere di cosa si tratta facciamo un piccolo passo indietro. La fascia di bassa pressione che sfila alle alte latitudini fa capo al vortice polare e si trova in perpetuo contrasto con l’esercito degli anticicloni che si fronteggiano dirimpetto sulla parte opposta della barricata ossia sulla sponda subtropicale. La linea di contatto è piuttosto ondulata, questo permette lo sviluppo di onde atmosferiche i cui cavi, colmi di aria fredda appartenente al vortice polare, sono costituiti proprio dalle saccature citate poc’anzi.

Ebbene, laddove la lunghezza d’onda supera un certo limite, queste onde tendono a rompersi rilasciando appunto "gocce", nuclei di aria fredda che, staccandosi dalla circolazione principale, inizieranno ad avere vita a sè fintanto che la loro energia sarà sufficiente a sostenerle. Ma la caratteristica peculiare della goccia fredda sarà da ricercarsi essenzialmente nella sua collocazione tridimensionale. Il nostro minimo depressionario colmo di aria fredda infatti si troverà solo in quota senza alcuna traccia corrispondente al suolo.

Questo determina spesso accesi contrasti a causa dell’aria fredda e pesante che, in altitudine, si trova al di sopra di quella calda e leggera al suolo. Ciò destabilizza dunque la colonna d’aria e mette in moto una notevole turbolenza atmosferica con attive correnti vericali che, specialmente nella stagione calda, determineranno lo sviluppo di una fervente instabilità convettiva, ovvero rovesci e/o temporali. L’aria fredda presente in quota verrà infatti rovesciata al suolo proprio dai temporali i quali avranno pertanto il compito di riportare la massa d’aria fredda in basso, quindi di restituire all’atmosfera l’equilibrio fisico perduto. 

Autore : Luca Angelini