Un dito di terra che emerge dalle profondità dell'oceano, con quella sua forma che assomiglia vagamente ad una Italia rovesciata vista allo specchio, pur nella sua figura frammentata in isole grandi e piccole, coronate da alte montagne e protette da incontaminate barriere coralline. Mai una brutta notizia, solo immagini di cieli tersi che si alternano a nubi cupe e piovose, quasi come i cieli d'Irlanda, o di sorprendenti montagne scintillanti che emergono dal nulla a 20 ore d'aereo dalla nostra quotidianità.
Questa è la Nuova Zelanda, purtroppo in questi giorni al centro di un gravissimo fatto di inquinamento ambientale. Una nave portacontainer, a causa di una tempesta, si è incagliata proprio a ridosso della barriera corallina. Il disastro ambientale potrebbe essere immenso, se finiranno nella baia le 1700 tonnellate di greggio pesante che la nave trasportava.
Sono cominciate intanto a pieno ritmo le operazioni di pulizia sulle spiagge, già raggiunte dalle prime dense bolle di petrolio. La marea nera ha già ucciso diversi uccelli marini, fra cui i celebri pinguini blu, mentre molti altri anomali acquatici sono stati portati in specializzati centri di salvataggio, dove verranno ripuliti dal petrolio.
Purtroppo le ultime notizie non sono buone: le Autorità infatti avvertono che il contenimento della perdita sarà una questione di settimane e non di giorni. La chiatta che era stata predisposta alla rimozione del greggio è rimasta a sua volta danneggiata. Inoltre, quando le operazioni di pompaggio del petrolio verranno portate a termine, si dovrà procedere all'estrazione del relitto dal luogo dell'incidente, dato che al momento la nave giace affondata per metà, proprio come un fantasma senza senso in un paradiso ormai senza parole.