Sono trascorsi 43 anni da quel terribile 6 maggio 1976 che tanti di noi sicuramente ricorderanno. Alle ore 21.00 la terra tremò su gran parte d'Italia, soprattutto sul Triveneto dove un boato improvviso fu seguito dalla distruzione.
Il terremoto del Friuli raggiunse la magnitudo 6.5 sulla scala richter, mentre l'epicentro fu davvero superficiale, ad appena 5 km di profondità, fattore che amplificò sensibilmente la furia del sisma. L'epicentro fu Gemona.
Il terremoto fu devastante: 990 vittime, 2607 feriti, 75 mila edifici danneggiati, 18 mila cancellati. La popolazione si rimboccò le maniche secondo il principio " fasin di bessôi ", ovvero facciamo da soli. Dapprima furono ricostruire le fabbriche, a seguire le case e infine le chiese.
Il terremoto fu uno spartiacque sia dal punto di vista socio-economico che della partecipazione politica. Il Friuli, che dopo il sisma si trovò con 5 mila lavoratori rimasti disoccupati, cambiò: da regione rurale divenne centro di una serie di iniziative della piccola e media imprenditoria.
Gli emigrati di inizio secolo ritornarono in patria per contribuire alla crescita della regione. La crescita economica andava a pari passo con quella culturale.Oggi, 43 anni dopo, il Friuli Venezia Giulia ricorda con commozione quel disastroso giorno.