L'Artico sta sempre più dimostrando la sua strenua stoicità. Sembra che da un momento all'altro crolli definitivamente, apre passaggi a nord-ovest e a nord-est, poi eccolo staccare sempre all'ultimo e frenare sull'orlo del baratro le sue perdite. Anche in questo caso, dopo la caduta libera dei giorni scorsi, quando sembrava che l'anomalia storica del 2007 fosse ormai a portata di mano, tutto si è fermato.
L'anomalia si attesta ora su valori comunque non sottovalutabili e che l'Università dell'Illinois quantifica in circa 1 milione e 800 mila chilometri quadrati. Il trend rispetto alla media degli ultimi 30 anni è comunque ben chiaro e volto ad un costante calo dei bilanci di massa.
Diverso il discorso per l'Antartide. Qui, dopo i fasti del 2010, il trend sembra mostrare una complessiva stabilità attorno alla media trentennale. Al momento l'ammanco si limita a poco meno di 500 mila chilometri quadrati. Non è certo una situazione preoccupante come quella dell'Artico ma senza dubbio l'inverno australe avrebbe potuto dare di più.
Nell'immagine, la ricostruzione della banchisa artica aggiornata al 29 agosto.