00:00 5 Agosto 2002

Il BURIAN ritrovato

In questo breve racconto si è tentato di immaginare quali sarebbero le conseguenze atmosferiche immediate di una eruzione vulcanica ma i fattori in gioco sono molti e non tutti perfettamente conosciuti. L'immissione di microparticelle solide dovuta ad una eruzione vulcanica potrebbe certamente ridurre la radiazione solare a livello planetario ed aumentare la temperatura a livello della media stratosfera ma come reagirebbe in realtà il complesso sistema atmosferico? E' molto probabile infatti che gli aspetti della dinamica descritti nel racconto non corrispondano affatto a quanto avverrebbe realmente. Esiste una correlazione fra la NAO e le eruzioni vulcaniche? Può una modesta riduzione della radiazione solare alle basse latitudini essere sufficiente ad indebolire le depressioni equatoriali facendo slittare verso l'equatore i centri di azione subtropicali? Quanto può realmente influire l'effetto albedo sullo sviluppo dell'anticiclone russo?

Racconto breve: il Burian ritrovato

CRONACA
E’ il 27 giugno 2003. Un boato spaventoso parte da un isolotto vulcanico dell’Indonesia e viene udito fino a molte centinaia di km. Un enorme tappo di lava solida viene polverizzato e molti milioni di tonnellate di ceneri vulcaniche vengono immesse nell’alta troposfera e nella stratosfera. La colonna di fumo è enorme e vista dal satellite si presenta come una densa nube grigiastra con i contorni sfumati. In poche ore la nube di ceneri si espande e si spezza in due parti. Una parte viene trasportata verso Nord, l’altra verso Sud fino ad essere intercettate entrambe dalle correnti a getto subtropicali in grado di disperdere gli aerosol inizialmente su tutta la fascia equatoriale del pianeta, successivamente anche alle medie latitudini. Il 27 giugno 2003 la storia climatica del pianeta sembra subire una inversione di tendenza: non è l’eruzione del Tambora ( 1815 ) né quella del Krakatoa ( 1883 ), questa volta la percentuale di ceneri è ancora maggiore a causa delle caratterist!
iche fisiche del tappo di lava solida e gli effetti climatici saranno quindi maggiori. In Europa si vivono intanto le classiche giornate di inizio estate: c’è caldo in Italia ma non è ancora eccessivo, piove e fa quasi freddo in Irlanda e Scozia: niente di strano.

Il 10 luglio 2003 in Italia non si avvertono ancora gli effetti dell’eruzione ma il mondo scientifico è in subbuglio e molti meteorologi prevedono un repentino e imminente raffreddamento. Fino a mezzogiorno è tutto normale: il sole scalda un po’ dappertutto anche se gli strumenti che rilevano l’eliofania hanno già registrato un piccolo calo della radiazione. E’ verso le 14 che in alcune località si avverte un certo indebolimento dei raggi solari, volendoci fare caso, è sempre un sole estivo ma sembra un sole di fine agosto o di una latitudine maggiore. La luce si attenua leggermente anche se il cielo è sereno. Le regioni dove si avverte maggiormente questo calo di radiazione sono la Sardegna e il Lazio. A Roma splende un sole estivo ma da cinquantesimo parallelo e oltre, sembra il sole del luglio olandese, quel sole che i romani chiamano il “sole finto”. In Sardegna la temperatura inizia a calare di un paio di gradi come si trattasse dell’effetto di una eclissi di sole parzi!
ale. Lo strato di aerosol non è ancora omogeneo e sull’Algeria, Sardegna e Italia Centrale grava una nube con maggior concentrazione di polveri rispetto alle zone circostanti. La nube si espande e nei giorni successivi l’effetto filtro è molto più uniforme.

Il 15 luglio continua il bel tempo sull’Italia, il calo di radiazione alle medie latitudini si è uniformato ed è appena percettibile. In Italia le massime sono calate di un paio di gradi e a Firenze e Roma, le località più calde, si raggiungono a malapena i 31° mentre sulle Alpi è nuvoloso con isolati rovesci. In Venezuela e sul Golfo di Guinea le depressioni equatoriali si sono indebolite e al posto dei consueti nubifragi pomeridiani si hanno piogge moderate che non penalizzano affatto l’agricoltura di queste regioni. Sui giornali si legge che le depressioni equatoriali, meno vigorose, tendono a ritirarsi qualche centinaio di chilometri più a Sud lasciando spazio alle alte tropicali e subtropicali. In Atlantico l’Anticiclone delle Azzorre migra più a Sud e prende vigore la depressione di Islanda.

Il 18 luglio sembra un giorno di ottobre: l’anticiclone subtropicale viene completamente spiazzato dalle depressioni atlantiche e una perturbazione scarica pioggia su quasi tutta l’Italia e neve sulle Alpi fino a 1800 metri di quota. Nei giorni successivi torna comunque un blando dominio anticiclonico con temperature gradevoli. A fine luglio di nuovo piogge e temporali sulle regioni settentrionali e Toscana mentre uno scirocco piuttosto caldo invade il Centro-Sud: sono gli effetti di una profonda depressione “autunnale” con minimo sulle Baleari.

Agosto 2003 è un mese gradevole: l’anticiclone delle Azzorre riprende temporaneamente il sopravvento con giornate soleggiate e temperature massime che raggiungono ma non superano i 30° un po’ ovunque. Il 18 agosto è la rottura definitiva dell’estate: una perturbazione atlantica scarica acqua su tutta l’Italia consentendo un inaspettato apporto di precipitazioni su Puglia, Calabria e Sicilia, si tratta di precipitazioni moderate e continue, non di nubifragi. Una depressione sullo Jonio fa nevicare sull’Etna fino a 1700 metri di quota mentre la Piana di Catania si imbianca per una fitta grandinata che viene scambiata per neve da un giornalista poco preparato sui fenomeni meteorologici.
Il 24 agosto è un’altra giornata da ricordare: un’abbondante nevicata interessa nuovamente tutte le Alpi al disopra dei 1500 metri grazie al passaggio di un energico fronte freddo atlantico: l’accumulo nevoso, nei punti in ombra resisterà per tutto il successivo inverno. Il 31 agosto un fronte freddo di provenienza artica-marittima viene convogliato da un minimo depressionario molto profondo centrato sul Mar di Norvegia: a Glasgow ed Edimburgo alcuni centimetri di neve ricoprono un sottile strato di grandine e graupel.

Settembre trascorre in Italia con un susseguirsi di perturbazioni atlantiche alternate a flusso zonale, un sole sempre più pallido filtra attraverso le nubi stratificate. La Finlandia e le pianure della Russia a Nord del 55° parallelo si coprono di neve, qui la radiazione solare crolla in pochi giorni e si formano le prime importanti inversioni termiche della stagione con un mese di anticipo. Sulle regioni artiche invece la temperatura al suolo non sembra aver subito grosse variazioni: l’alta polare è debole e il corrispondente vortice polare in quota non si approfondisce e di conseguenza le alte pressioni alle latitudini medio-basse si “sgonfiano” e tendono a stazionare più a Sud. La NAO promette per l’inverno che sta per iniziare valori negativi: per alcuni la NAO negativa è anch’essa una conseguenza dell’eruzione.

Ottobre 2003 è un mese autunnale per eccellenza. Per le Alpi tardo-autunnale: l’Atlantico domina incontrastato con alternanza di fronti caldi e freddi e abbondanti piogge soprattutto sul Versante Tirrenico. A fine mese c’è una prima incursione dell’Anticiclone Russo, rinvigorito dalle temperature molto basse che sono dovute ad un effetto albedo; a metà ottobre la neve copre ormai quasi tutte le pianure russe e il sole non riesce più a sciogliere il manto nevoso, il bilancio radiativo inizia ad alterarsi per la maggiore copertura nevosa. Il burian sembra riproporre il 28 ottobre un nuovo episodio di blizzard per la Pianura Padana come il 13 dicembre 2001 ma il contrasto termico non eccessivo lascia cadere solo qualche fiocco sporadico a Parma e Reggio Emilia. La temperatura si abbassa anche sulle regioni centrali

Novembre 2003. E’ un piano inclinato verso il basso: la situazione diventa quasi drammatica: il 7 novembre una Genoa-Low convoglia aria fredda dai Balcani su tutto il Nord e si hanno copiose nevicate. La Pianura Padana viene coperta da uno strato di neve compatto. A Sud dell’Appennino l’aria è più mite e piove abbondantemente ma anche qui la temperatura subirà un drastico calo con la tramontana che farà gelare le fontane di Roma, in novembre forse non è mai successo. La fine del mese è una fotocopia del gennaio 85: l’aria artica di origine continentale affluisce da Est grazie ad un “Anticiclone Russo ingigantito a dismisura” come scriveva Andrea Baroni nelle cronache del gennaio 1985. Lo scontro con i centri d’azione dell’Atlantico è inevitabile e avviene proprio sul Mediterraneo. Le pianure del Centro-Sud si coprono di neve fino a metà della Calabria. A Roma e Napoli la neve è abbondante e insidiosa. Il 30 novembre c’è un leggero addolcimento della temperatura al Centro-Sud!
mentre tutto il Nord viene nuovamente interessato da nevicate.

Dicembre 2003-Gennaio 2004. Due mesi gelidi: un’alta staziona fra l’Inghilterra e l’Europa Centrale, affluiscono deboli correnti secche da Est. Le minime sulla Pianura Padana sono intorno a -15, le massime diurne si arrestano intorno a -4/-5, la nebbia è assente. Sulle regioni centrali solo qualche grado in più. A Catania la neve resiste per alcuni giorni e vengono raggiunti -9° di minima il 5 gennaio. Al Nord la fine di gennaio non coincide con alcuna ripresa termica ma semplicemente con una espansione verso Est della depressione di Islanda, capace di pilotare nuovamente verso l’Italia sistemi nuvolosi che, per sovrascorrimento sul cuscinetto freddo generano nuove nevicate su tutto il Nord e Centro-Sud a quote superiori a 3-400 m.

Febbraio 2004. L’inverno continua con nuove irruzioni artiche e abbondantissime nevicate prima al Centro-Nord, Roma compresa, poi al Sud. La saldatura fra l’anticiclone delle Azzorre e l’anticiclone russo è una configurazione barica che si ripete più volte. Sulla Sila viene superato un accumulo nevoso di 2 m grazie alla rialimentazione continua di un minimo depressionario centrato sul Salento per più giorni consecutivi.

Marzo 2004. Meritata e auspicata pausa le prime due decadi con blanda cupola anticiclonica subtropicale che fa crescere le temperature fino a valori leggermente superiori alle medie del ‘900. A fine mese nuovo colpo di coda dell’inverno con nevicate abbondantissime sulle Alpi. L’estate piovosa e fresca che seguirà non consentirà alle nevi accumulate di sciogliersi completamente e anno dopo anno i ghiacciai inizieranno nuovamente ad avanzare. Molti meteoappassionati iniziano a rimpiangere il clima della fine del ‘900.
Autore : Alberto Bulgarelli