00:00 27 Ottobre 2000

Arriva “HALLOWEEN”

Ci coinvolgerà da lunedì, portando anche la neve sulle Alpi oltre i 1.500m, probabilmente abbondante sui versanti esteri.

Arriva “Halloween”

Siamo nel periodo giusto, ha sancito il nostro forum, molti i nomi proposti, alcuni anche particolarmente originali; alla fine ha prevalso la festa d’importazione che comunque ci regalerà davvero un sorpresone.
Dolcetto o scherzetto?
E siccome per lo Stivale non è ancora arrivata la Befana, la calza è vuota e lo scherzetto arriverà davvero dal cuore del grande nord.
Non si tratterà per fortuna di William Wallace o di Odino, nemmeno arriveranno i Trolls o Babbo Natale direttamente da Drobak o Rovaniemi, ma la zucca del terrore promette comunque di sconvolgere la tranquilla atmosfera autunnale che caratterizzerà questo week-end.
Da lunedì infatti una profonda saccatura legata appunto alla depressione “halloween” protenderà le sue spirali nuvolose verso l’Italia, investendola con una bella libecciata.
Conseguenze?
Da lunedì pomeriggio piogge sparse al nord in graduale estensione nella notte alle regioni centrali.
La neve farà la sua comparsa sulle zone Alpine oltre i 1500 m e sull’Appennino a 1800 m.
Sarà certamente una grande gioia per tutti gli amanti della “coltre bianca” cominciare ad assaporare le gioie dell’inverno, ma non possiamo omettere di raccontarvi quanto abbiamo visto nell’Europa dell’est nell’inverno scorso, non per smorzare il vostro entusiasmo ma per riflettere su cosa l’inverno ancora rappresenti per chi soffre la fame e non abbia di che riscaldarsi.
Immergiamoci allora per cinque minuti in questa autentica “Siberia” e riflettiamo insieme.
Gennaio 2000: Gomel, Bielorussia.
”arriviamo direttamente dall’Ucraina seguendo il corso del Dnepr. La neve è assente ma il paesaggio è tetro, lugubre, sporco, la polizia ucraina controlla una macchina sgangherata, probabilmente rubata. Il vento soffia forte da nord diffondendo nell’aria un intenso odore di legna bruciata, il cielo è sereno, siamo attorno allo zero, ma l’umidità è bassa e si sta bene anche con la giacca a vento slacciata.
Giacca a vento? Già, dai casolari sparsi che dalla periferia di Gomel conducono a Zlobin, contadini stanchi, con la barba incolta e i denti consumati dalle carie, mi guardano stupiti, con le loro loro camicie lise, mentre io adornato da tutto il Gore-tex possibile, mi avvicino alle loro case per veriificare come si viva nel 2000 nella Russia divisa.
Le calze le facciamo con la carta dei vecchi giornali, bisogna far legna quasi ogni giorno e quando la terra gela, bisogna sciogliere la neve vicino al camino per lavarsi-afferma Ivan, 70 anni, contadino da sempre-. Per lui niente è cambiato negli ultimi anni, tutto qui sembra fermo dal tempo degli zar.
La neve per questa gente è sinonimo di abbandono, desolazione, angoscia, ma è proprio la neve-aggiunge Dimitri- che nasconde il dramma della nostra gente, come una coperta immacolata che si muove a compassione della nostra miseria.
Proseguendo verso Kricev il tempo cambia: stratocumuli si rincorrono rapidi nel cielo puntando verso Kursk sul Rialto centrale: cade qualche fiocco di neve che non scoraggia alcuni venditori ambulanti: prodotti in scatola, magari scaduti da mesi, Vodka, quella non manca mai e qualche stecca di cioccolato d’importazione.
Passa una vecchia Fiat Duna piena di neve, e non riusciamo a capire da dove arrivi, visto che tutt’ intorno solo un leggero strato bianco ricopre i campi.
Tempo dieci minuti e si scatena un rovescio intensissimo con raffiche di vento che limitano la visibilità a pochi metri, ci fermiamo: ulula il vento, tra noi e Mosca c’è Kaluça ma la strada è quasi scomparsa, la neve fa paura, perché nel frattempo scende la notte. Ci fermiamo nei pressi di una piccola locanda fatiscente. Nessuno parla, il freddo paralizza i movimenti. Siamo a –5°C secondo il termometro portatile, ma il wind chill lo fa sembrare un –20°C.
Una bambina trema, vestita solo di una mantellina stracciata in più punti.
Giungemmo a Mosca l’indomani, altra miseria, una nazione in ginocchio..”
E’ solo uno stralcio di un lungo viaggio fino alla terra dei Tartari, a Kazan…
Buona serata
Autore : Alessio Grosso