00:00 9 Marzo 2010

Un fantasma tra le NEVI di Geilo…Una storia vera

Svelo questo particolare dopo quasi un decennio. Forse qualcuno può aiutarci a fare chiarezza.

Da Bergen a Geilo in Norvegia in macchina non è una passeggiata. Neppure nel mese di maggio. Parti da Bergen con un tempo più estivo che primaverile, con tanto sole come non capita spesso nel famoso porto norvegese, e affronti il gelido altopiano dell’Handargervidda, ancora immerso nella neve. E’ un tuffo nell’inverno, la neve a bordo strada raggiunge ancora almeno i 3 metri di altezza. Per chilometri non si incontra anima viva. E’ il maggio del 2000. Da allora è passato quasi un decennio. Eppure quella giornata non me la sono mai dimenticata.

Mi spinge a parlarne su MeteoLive solo ora, specialmente raccontando un fatto che esula dalla mia professione, la mia inguaribile esigenza di far partecipe i lettori di quanto può accadere di strano nella vita e per una ragione che voglio svelarvi solo alla fine.

L’ho raccontato privatamente a molte persone. Ho pensato di farne partecipe anche voi. E’ probabilmente la cosa più strana che mi sia accaduta nella vita.

Torniamo all’Handargervidda. Tutto quel bianco mi inquieta un po’, dopo aver visto tanto verde nelle due giornate precedenti. A maggio Geilo è una cittadina deserta, ai confini del gelido altopiano. Non si scia più nemmeno in serale. Ci arrivo nel primo pomeriggio con una bella giornata di sole. Per il pernottamento ho scelto il Dott.Holms hotel, perchè adoro gli alberghi storici della Norvegia.

Trattasi di una struttura enorme, come si può vedere dalla foto, realizzata nel 19° secolo da un dottore, da cui poi ha preso il nome. Holms è ancora una istituzione a Geilo: prima di essere un albergo era questo infatti un sanatorio. Ogni albergo storico che si rispetti ha il suo fantasma, si trova scritto sull’opuscolo informativo che mi viene offerto in reception al mio arrivo.

La stanza del fantasma, non si capisce bene si tratti di Holms in persona o di un suo paziente insoddisfatto di qualche cura, pare sia la 257 (mi consolo pensando che quella di Shining era la 237). Per il resto della giornata mi godo la pace dell’albergo e faccio solo 2 passi in paese, dove scopro che quasi tutti i locali sono chiusi, non è proprio stagione. In albergo per la verità ci sono ben pochi ospiti, quasi tutti stranieri di passaggio.

Nel tardo pomeriggio mi reco nella splendida biblioteca dell’hotel, dove inganno il tempo scorrendo alcuni interessantissimi manuali sulla storia del paese, e l’occhio mi cade su foto storiche di nevicate davvero eccezionali.

Il tempo nel frattempo sta cambiando: grossi nuvoloni neri sono sopraggiunti da sud e si è alzato anche un vento abbastanza sostenuto. Secondo un vicino di poltrona, un signore di mezza età con tanto di baffoni neri, presto andrà a piovere. Se lo dice lui. L’ambiente mi affascina a tal punto che decido di farmi immortalare proprio da questo signore davanti ad uno dei tanti ritratti di personaggi storici che evidentemente nel passato hanno fatto visita all’hotel. Lui gentilmente scatta la foto, io ringrazio, saluto e vado a cena.

Dopo una sosta davanti al caminetto e una rapida scorsa ai giornali internazionali, decido di ritirarmi in stanza. I corridoi sono piuttosto bui e danno davvero la sensazione della visita imminente di un fantasma.

La mia stanza è comunque la 124, ben lontana dalla famigerata 257. Meglio così. Arriva la notte, fuori in effetti piove a dirotto, aveva ragione il signore baffuto. Del resto non poteva certo nevicare con otto gradi positivi. La pioggia batte sulle finestre della stanza sospinta dal vento, sembra quasi un gattino che bussa cercando qualche buonanima che gli apra. Ora vi aspetterete che compaia il fantasma. E invece, beh, quella notte non successe nulla, ma niente di niente.
E allora, direte, che delusione, Grosso ci ha fatto perdere 15 preziosi minuti di vita per leggere i fatti suoi, per giunta anche noiosi.

No, no, aspettate, la sorpresa c’è. Dopo diversi giorni sono tornato in Italia e ho scaricato davanti al pc tutti gli scatti effettuati in terra di Norvegia. Ho trovato così anche la foto della biblioteca. Lì per lì poteva essere una foto come un’altra. In realtà sul quadro appeso alla parete non c’era più solo il personaggio dell’ottocento in uniforme, ma a quell’immagine se n’era sovrapposta un’altra.

Un altro personaggio sfumato, sempre in costume d’epoca era presente in secondo piano. Dal vivo non avevo notato nulla di simile. E ormai era impossibile controllare. Forse avevano sovrapposto due quadri e la fotocamera digitale aveva messo in evidenza l’inghippo che ad occhio nudo non avevo notato.

Per alcuni anni quando incontravo gli amici a casa mia ho sempre mostrato questa foto lasciando tutti a bocca aperta. Poi, come sempre accade, le cose si dimenticano e quando i pc muoiono, spesso (se non hai l’abitudine di salvare) defungono anche le foto. Così è successo. Nei giorni scorsi però mi ha chiamato un amico, dicendomi di essere ospite del Dott.Holms. L’ho subito mandato in biblioteca, ha scattato la foto allo stesso quadro, ma nessun “fantasma”, ahimè, è apparso alla nostra vista, nè ha notato nessun altro dipinto in controluce. Ha chiesto spiegazioni. L’hanno pure guardato strano, nessuno ne sapeva niente.

Il mistero resta, il vero GROSSO rammarico è di aver perso la foto di quel maggio 2000. Chissà se qualcuno dei lettori sa fornirmi una spiegazione logica a quanto mi è accaduto.
Autore : Alessio Grosso