00:00 16 Luglio 2013

Le calde notti cittadine

Mi giro e mi rigiro, che caldo, che afa, sono un bagno di sudore. Sono le due di notte. Apro la finestra ma resto vigile, basta un attimo e ti ritrovi con il ladro in casa. Fuori non c’è un alito di vento, la città non è però affatto addormentata: c’è un signore sull’ottantina seduto in prima fila in balcone che non sopporta più la fornace imprigionata nel suo appartamento e trascorre la nottata su una sdraio in terrazzo, c’è la signora che stira a finestre spalancate, un capannello di ragazzi che discutono animatamente degli ultimi eventi sportivi, il signore di mezza età che porta il cane a fare pipì.

Cerchi con lo sguardo una nuvoletta che faccia pensare ad un temporale rinfrescante…non c’è, ma c’è la luna e capisci che non succederà nulla, anche perchè non si vedono i lampeggiamenti in direzione delle montagne. Bevi una bibita fresca, accendi la tv ma l’offerta è talmente modesta che riprovi a schiacciare un pisolino.

Arrivano le tre e l’isola di calore è tale che il termometro segna ancora 29.6°C, in casa va peggio 31.2°C con il 57% di umidità. Alle 5 si alza un leggero vento da est e facendo corrente ti accorgi di quanto calore hai accumulato in casa. Sopraggiunge il sonno: ti sveglia di soprassalto il rumore del camion dell’immondizia e scopri che sono le 8: giù subito tutte le tapparelle, perchè il sole batte già forte e il mezzo grado che hai perso potresti pagarlo con gli interessi.
Nel frattempo sono comparsi gli altocumuli: è un segnale dell’instabilità latente, lo segnali alla custode e le consigli di prestare attenzione alle veneziane che potrebbero essere strappate via da qualche raffica di vento improvvisa nel temporale che ci sarà nel pomeriggio. La custode ti compatisce, ringrazia e ti liquida con un saluto garbato ma risoluto.

Ed ecco il caldo in strada: si sale sull’autobus, il condizionatore si è rotto, ci si appende agli appositi sostegni e si nota subito chi fa ha fatto buon uso di acqua, sapone e deodorante e chi vuole lasciare un segno tangibile del suo passaggio. Arrivi in ufficio e trovi l’artico: aria condizionata da polo nord, segretarie con i maglioncini, gente che starnuta, l’amministratore delegato che cammina piegato per i reumatismi e finestre aperte per far entrare un po’ di caldo. Si esce all’ora di pranzo e sembra di essere in pieno Sahara, pensi che possano prendere fuoco i vestiti ma è solo un’impressione. Verso le 15 il sole scompare di colpo, è nero verso nord, ma non dura niente, alle 16 c’è di nuovo il sole. Arrivo a casa evitando di incrociare lo sguardo della custode e mi preparo ad un’altra notte di sudore…

Autore : Alessio Grosso