00:00 12 Febbraio 2008

La METEOROPATIA dilaga: in arrivo la “sindrome depressiva del dopo inverno”

Il periodo compreso tra metà febbraio e metà marzo è un momento di transizione mal digerito da molti appassionati. Un periodo nè carne nè pesce che vede ormai sfumate le tanto attese nevicate ma ancora tanto lontane le giornate e tutto temporali

Le giornate si allungano ormai vistosamente. Ogni ora di sole in più rappresenta per l’inverno una rampa di strada in salita che lo porterà a concludere la sua faticosa staffetta alla fine del mese quando il testimone passerà meteorologicamente alla primavera.

L’ampia forbice che collega due stagioni cosi diverse si apre solitamente alla fine di febbraio ma quest’anno, o per meglio dire anche quest’anno, la sensazione nostalgica di un addio anticipato all’inverno, quello vero, attanaglia il cuore sensibile di tutti gli appassionati già da tempo.

Dopo le grandi aspettative e le premesse sempre rimandate di un rispolvero storico del Generale la delusione brucia ancor di più e lascia l’amaro in bocca di un bicchiere mai assaporato. Nasce da qui la cosiddetta “sindrome depressiva da fine inverno” .

Il termine indica appunto un malessere che scaturisce dalla mancanza di quelle depressioni atmosferiche tipiche di un inverno vero e si manifesta in maniera direttamente proporzionale al mal d’Africa, altra patologia sempre più ricorrente e che spesso in questo periodo viaggia a braccetto con i classici picchi dell’influenza, anch’essi importati dalle zone più remote del pianeta.

I sintomi sono sovente esacerbati dai termometri digitali sparsi per le strade che iniziano a proporre in maniera testarda le due cifre anche in ore serali avanzate. L’illusione che gli strumenti siano esposti alle più improbabili fonti di calore fa gridare allo scandalo ma quando è anche il tuo termometro personale a tradirti allora scatta lo sconforto.

Le ricette del medico spesso consigliano di recarsi in montagna per avere un contatto diretto con la natura e con le distese innevate superstiti ma la cura è da prendersi con le dovute cautele stante le numerose controindicazioni. Sovente può accadere infatti l’effetto contrario.

La nostalgia di vedere ingiallire al tepore il candido manto che via via si assottiglia sotto un sole sempre più alto e testardo può indurre infatti fasi acute della nostra meteropatia ed è sconsigliato a soggetti estremamente sensibili agli sbalzi di temperatura dovuti alle notti poco invernali e alle giornate troppo primaverili.

Il buon senso, come sempre, sarebbe la cura migliore e suggerirebbe di cogliere il lato positivo della nuova stagione imminente seguendone l’onda, un po’ come fanno i surfisti che domano i cavalloni senza venirne travolti.

Nonostante tutto ci sarà ancora chi si accanirà a cercare un appiglio per salire l’improbabile specchio di una stagione ormai perduta aggrappandosi al monitor di un computer spossato. “Il vortice polare che corre, la cella di Hadley che si allunga, gli indici…Giusto gli indici cosa dicono? QBO, AMO, NAO, MJO, PDO, NINA, correlazioni, statistica, matematica….” Ormai è l’epilogo e mentre ci arrovelliamo inutilmente con gli indici la stagione ci sbeffeggia impietosamente con il medio.
Autore : Luca Angelini