00:00 6 Maggio 2011

Quando i temporali arrivano dal… Tropico

Spesso la natura mette in moto imponenti spostamenti di masse d'aria che si accompagnano a fenomeni anche violenti. Quando i contrasti tra le latitudini tropicali e quelle extratropicali si fanno netti possono staccarsi delle onde perturbate che trasportano le masse temporalesche tropicali fin sulle nostre regioni. Eccone sintetizzato il meccanismo.

Le manovre atmosferiche che si inventa la natura a volte sono davvero sorprendenti. Quando poi parliamo di temporali o di fenomeni violenti in genere il discorso si fa ancor più interessante e invoglia ad approfondire alcune particolari dinamiche. Ebbene, è possibile che in qualche caso i temporali italiani possano arrivare addirittura dai Tropici? La risposta è affermativa. Per comprendere nei tratti essenziali il meccanismo che mette in presa diretta le nostre latitudini con quelle tropicali dobbiamo anzitutto ripulire il discorso da tutti quei luoghi comuni che ingenerano confusione e che parlano a sproposito della tropicalizzazzione del clima mediterraneo: il Mediterraneo gode di un clima temperato che nulla ha di che spartire con quello tropicale. 
 
Detto questo, possiamo osservare che a volte la circolazione extratropicale (quella delle medio-alte latitudini) e quella tropicale tendono a interagire sinotticamente; in che modo? Tutto parte da un’ondulazione atmosferica come tante altre, posta in essere dal vortice polare, un’ondulazione ciclonica che si amplifica producendo i classici temporali delle medie latitudini. 
 
Le correnti che fuoriescono dalle incudini temporalesche (outflow), unitamente alla spinta della corrente a getto che si accompagna a tali situazioni avvettando aria calda dal comparto subtropicale, vanno ad alimentare subito a valle, ossia verso est, un robusto promontorio anticiclonico. Quest’ultimo genera un notevole aumento dello spessore troposferico e inizia a spingere aria dalle basse quote fin nella stratosfera, provocando una netta ondulazione della tropopausa. Tale ondulazione crea l’anomalia opposta subito a valle, ossia ancor più a levante, con intrusione di aria stratosferica entro la troposfera. La manovra, in opportune condizioni, agevola l’approfondimento di una ciclogenesi molto stretta e spigolosa, dotata di notevole energia cinetica, tale da sprofondare con il suo asse fin sulle regioni subtropicali. 
 
Se quest’onda risulta sufficientemente incisiva, può spingersi ancora più a sud e riuscire ad agganciare le cosiddette "easterlies", ossia le correnti orientali generate dagli Alisei tropicali, causando il distacco di una frangia temporalesca tropicale dalla ITCZ, ossia la Linea di Convergenza Intertropicale. Questa banda nuvolosa, formata inizialmente per lo più da nubi medio-alte irregolari, reca aria potenzialmente molto carica di calore ed umidità e viene poi risucchiata dalla corrente a getto subtropicale e spinta fin verso le medie latitudini, dove tende a interagire con la depressione che l’ha stimolata. 
 
Ecco sfogarsi alle medie latitudini, anche per mezzo dell’eventuale orografia, quel surplus di calore e umidità accumulato ai tropici. Nel risulta lo sviluppo di consistenti ammassi temporaleschi che genereranno fenomeni intensi, anche a carattere violento, con grandinate, episodi vorticosi e alluvioni lampo. Il fenomeno, noto secondo alcuni autori come "Tropical Plume", è molto più frequente di quanto si creda e spesso interessa anche l’Italia e i Paesi mediterranei, soprattutto nelle stagioni intermedie, quando i contrasti tra il nord e il sud dell’emisfero sono ai massimi regimi e agevolano questo "scambio di favori" tra due settori del mondo così remoti e diversi. 

Autore : Luca Angelini