00:00 6 Marzo 2001

Il nemico impalpabile

Analizziamo insieme il fenomeno nebbia

Abbiamo avuto ed avremo ancora modo di sentire parlare spesso di nebbie fitte, divisibilità scarsa o nulla, di aeroporti chiusi, di voli dirottati e, purtroppo di gravi incidenti stradali causati da tamponamenti a catena. Vediamo di spiegare questo pericoloso fenomeno che, a volte, si è portati a sottovalutare. La zona d’Italia maggiormente colpita, come armai tutti sappiamo, è la Pianura Padana, anche se non mancano forti riduzioni della visibilità nelle valli in genere, in Puglia e lungo gran parte delle zone litoranee. In Val Padana però le nebbie persistenti sono assai più frequenti per molteplici fattori.

Innanzitutto la struttura morfologica: una vasta pianura circondata quasi interamente da montagne, per cui l’aria, soprattutto in regime di alta pressione, tende a ristagnare e a non subire rimescolamenti di sorta in quanto i venti faticano a trovare un varco e solo quelli provenienti da Est hanno la strada abbastanza sgombra.A questo si aggiunge la presenza di un complicato e ricco sistema fluviale, con il Po ed i suoi affluenti ed una vegetazione sviluppata: entrambi i fattori facilitano l’umidifcazione dell’aria. Ecco dunque formarsi la nebbia, cioè delle vere e proprie nubi, costituite da minutissime goccioline d’acqua in sospensione, il cui diametro si aggira tra i 30 me i 45 millesimi di millimetro. A questo fenomeno naturale si aggiunge poi la presenza, nella bassa atmosfera, di polveri, scorie e fumi dovuti ai residui delle combustioni operate dalle fabbriche e dalla circolazione automobilistica.

Si moltiplicano allora nell’aria i cosiddetti «nuclei di condensazione», microscopiche particelle solide attorno alle quali condensano poi le gocce di vapore. Tra i tipi di nebbia più diffusi vi è quella da «irraggiamento o da inversione» che è causata dal forte raffreddamento del suolo durante la notte; gli strati d’aria a contatto con il terreno, subiscono pertanto anch’essi un raffreddamento che provoca, a sua volta, la condensazione del vapore acqueo, cioè il passaggio dallo stato aeriforme allo stato liquido. Alcune volte la nebbia ha poco consistenza e poco spessore, tanto da poter intravedere, attraverso di essa, il sole o la luna. Altro tipo di nebbia è quello di «avvezione», causata dall’arrivo di aria calda, trasportata dai venti e dalle perturbazioni, su superfici più fredde o la «nebbia di mare» che si forma però preferibilmente in primavera o in autunno.La nebbia in banchi è forse quella più pericolosa, soprattutto per gli automobilisti perchè si alternano a zone con discreta visibilità che inducono ad aumentare la velocità del mezzo.In conclusione, le condizioni ideali al verificarsi del fenomeno sono queste: presenza di una zona di alta pressione con cielo sereno e assenza di venti, elevato tasso di umidità dell’aria. I meteorologi che prevedono tali condizioni, osservano anche continuamente due dati essenziali: la temperatura normale e la temperatura di rugiada o di saturazione: se questi due valori si avvicinano l’uno all’altro, subentrano condizioni di pericolo. Non resta, dato che nessuno è ancora riuscito a dissipare la nebbia su vasta scala, che usare la massima prudenza e, per gli automobilisti, la minima velocità.

Qui di seguito sono riportate le medie trentennali annue dei giorni con nebbia per alcune località Italiane :

Modena 129
Venezia 88
Milano 75
Ferrara 57
Piacenza 53
Sesto Calende 50
Torino 50
Forlì 38
Firenze 31
Bologna 30
Tarvisio 22
Roma 16

Prendendo in considerazione un periodo più limitato (dieci anni), restringendo la statistica nei soli mesi di Dicembre, Gennaio e Febbraio e facendo tre rilevazioni al giorno (alle 7, alle 13 e alle 19) questi sono i risultati, assai diversi dalla statistica ufficiale:

Milano Linate 132
Ferrara 84
Torino 81
Piacenza 78
Parma 73
Enna 71
Verona 64
Bergamo 60
Novi Ligure 60
Asti 54
Bologna 54
Padova 47
Firenze 44
Rimini 40
Ancona 40
Venezia 35
Roma 11
Autore : Simone Pietrosanti