00:00 3 Gennaio 2005

Un’onda alta 50m potrebbe abbattersi su Europa occidentale ed America?

Uno scienziato inglese lancia l'allarme circa una possibile eruzione di un vulcano alle Canarie che rischia di sconvolgere la vita di milioni di persone. Clamorosamente si parlerà proprio di Canarie e vulcani anche in "Apocalisse 2" di Alessio Grosso, in prossima uscita.

Come nel film “Deep impact” una gigantesca ondata alta 50m in viaggio a 700 km/h potrebbe mettersi in movimento verso le coste degli Stati Uniti orientali e del Sud America.

L’impatto devastante annienterebbe gli insediamenti umani sulle Isole Caraibiche e lungo la fascia costiera nordamericana: città come New York, Boston, Washington, Filadelfia sarebbero letteralmente spazzate via.

A lanciare l’allarme è il vulcanologo inglese Bill McGuire, direttore del Benfield Grieg Hazard Research Centre e professore di georischi al London University College.

“Il rischio tsunami” – avverte il ricercatore – “sta divenendo molto alto sulle coste americane dal Canada al Golfo del Messico, a causa di un vulcano sulle Canarie che potrebbe collassare su se stesso in seguito alla prossima ed imminente eruzione”.

Uno tsunami è un’onda anomala (“onda del porto”, dal giapponese “tsu” = porto e “nami” = onda) che si propaga in mare aperto in seguito ad un forte terremoto sottomarino o l’improvviso cedimento di un’estesa parte di fondale che, specie in prossimità dei vulcani, mancando del sostegno del magma sottostante può franare di schianto sotto il peso dell’acqua.

In alto mare l’onda è alta anche meno di un metro ma avvicinandosi alle coste, a causa dell’abbassamento dei fondali, cresce fino a superare i 30 e talvolta i 50 metri. È preceduta dall’urto distruttivo della grande massa d’aria spinta dai marosi.

Lo scienziato ha rincarato la dose aggiungendo che “gli Stati Uniti non stanno prendendo in seria considerazione la minaccia” (forse anche perché alle prese con altre gravi rischi per la sicurezza pubblica) “ma devono farlo, devono rendersi conto della minaccia”.

Sotto accusa sarebbe il vulcano Cumbre Vieja (Vecchia Cima) sull’isola La palma dell’arcipelago delle Canarie. Una parte del vulcano franò in mare nel 1949 ma con la prossima eruzione ci potrebbero essere conseguenze ben più catastrofiche. L’ultimo episodio di attività del Cumbra Vieja si è verificato nel 1971 ed il vulcano erutta regolarmente con cadenza variabile fra 25 e 200 anni.

Notizie più particolareggiate sugli Tsunami si trovano in Apocalisse bianca, scritto da Alessio Grosso e clamorosamente si parlerà proprio di Canarie e vulcani anche in Apocalisse rossa, in prossima uscita, sempre edito da Mursia, dove si parla del Pico del Teide.

Chi rischierebbe di più se questo evento dovesse manifestarsi?
Le zone più colpite dalla gigantesca onda anomala sarebbero le coste africane (nel giro di due ore) e quelle del Nord America dai Caraibi fino al Canada (nel giro di circa 10 ore). Il Mediterraneo sarebbe salvo grazie allo stretto di Gibilterra che impedirebbe la propagazione dello tsunami sulle nostre coste. “Il futuro presidente degli Stati Uniti – ha tuonato Mcguire – dovrebbe seriamente preoccuparsi di cosa succederà quando ci sarà il crollo dell’Isola La Palma”.

In passato si sono già verificate situazioni analoghe?
Nel terremoto del 1964 in Alaska si contarono solo 9 morti per il terremoto ad Anchorage e ben 108 lungo la costa a motivo dello Tsunami che ne seguì.

Onde anomale di varia altezza si abbattono quasi ogni anno sulle coste settentrionali dell’Indonesia a causa dell’intensa attività vulcanica della “cintura di fuoco” del Pacifico.

Se il crollo catastrofico dovesse verificarsi, la potenza dell’onda distruttrice sarà determinata dalla quantità di isola che effettivamente sprofonderà in mare e dal tempo che impiegherà nel farlo. Facciamo un semplice esempio: se lanciamo un sasso in uno stagno vediamo subito formarsi delle piccole onde circolari che raggiungono in tempi più o meno diversi le varie sponde. La dimensione e la forza delle onde dipende dal peso del sasso e da quanta forza impieghiamo nel scagliarlo.

Resta da chiarire sul perché il professore non ravvisi alcun rischio per le coste Portoghesi, Irlandesi, Inglesi, Islandesi e Groenlandesi. Non l’avrà fatto mica per scaramanzia?
Autore : Simone Maio