00:00 29 Novembre 2007

Ultimo atto del Quarto Rapporto IPCC: ancora troppe sicurezze

Pubblicata la scorsa settimana la terza parte del rapporto ONU sui cambiamenti climatici. La relazione rappresenta una sorta di riassunto delle puntate precedenti e prevede in più l'inserimento di nuovi possibili rimedi alle attuali forme di sfruttamento energetico.

L’impostazione dogmatica del problema clima traspare come di consueto anche nell’ultimo atto del Quarto Rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici. La disinvoltura con cui molti scienziati seguitano a divulgare la teoria dell’effetto serra di origine antropica lascia indubbiamente esterrefatti.

Oltre all’impatto morale del catastrofismo che suona come una costante spada di Damocle appesa minacciosamente sulla testa della gente, ciò che più rende perplessi è l’ostentata sicurezza degli scienziati a fronte a un problema che di certezze proprio non ne ha e che, anzi, naviga in modo precario su un vero e proprio mare di dubbi. Molti scienziati in sostanza si ostinano a dare ai pionieristici modelli climatici molta, troppa importanza.

In questa sede non vogliamo fare il processo alla complessità di un modello climatico ma il problema sta nel fatto che il più delle volte i giudizi che accompagnano i responsi dei modelli hanno davvero ben poco di scientifico. Per renderci conto di questo dobbiamo pensare ad esempio che è impossibile stabilire quale sia il peso esatto del troncamento di una certa equazione matematica; in più non dimentichiamoci che, essendo anche il sistema climatico condizionato dal caos, diventa praticamente impossibile studiare l’effetto domino indotto da un errore su altri errori nella determinazione delle variabili in gioco.

Gli scenari proposti dall’IPCC ad esempio divulgano come certi i responsi dei modelli che invece sono affetti dai seguenti errori: scenario A1B: (2.9 ± 1.8) °C errore 62%, scenario A1T: (2.5 ± 1.6) °C errore 64%, scenario A1FI: (4.5 ± 2.4) °C errore 53% , scenario A2: (3.8 ± 2.0) °C errore 53%, scenario B1: (2.0 ± 1.3) °C – errore 65%, scenario B2: (2.7 ± 1.5) °C – errore 56% .

L’entità della forbice di incertezza riportata può essere compresa con un semplice esempio: se volessimo renderci conto di quanto incide un errore del 50% possiamo immaginare di misurare la larghezza di una porta usando come strumento di misura un’asticella non graduata lunga 50cm. Se la porta fosse larga 1.25m saremmo dunque costretti a dire che la stessa misura 1 metro più o meno 50cm il che significa che il nostro errore ci rivela una misura compresa tra 50cm e 1,50 m, ben lontana dal valore reale.

Ora, come è possibile divulgare un rapporto di valenza scientifica basandosi su risultati che farebbero impallidire un’insegnante di matematica delle scuole elementari? In sostanza le drammatiche conclusioni che ormai siamo abituati ad ascoltare quotidianamente e che sono state sottolineate ancora una volta dall’IPCC nell’ultimo atteso rapporto, sono pertanto fondate non su indiscutibili assiomi ma su una serie di errori che all’atto pratico rappresentano in definitiva un quadro generale completamente inaffidabile.
Autore : Luca Angelini