00:00 16 Novembre 2010

Sole in bianco, ecco le prime ripercussioni sul clima

L'andamento comparato di alcune variabili dell'attività solare e di altrettanti indici climatici mostra diverse analogie nei rispettivi trend di interazione Sole-Terra. In particolare pare che il clima abbia decisamente voltato pagina rispetto agli anni '90. Ecco le ipotesi suffragate dai primi dati.

Spesso parlando di clima e di riscaldamento globale, si è sentito parlare del cosiddetto "punto di non ritorno". Niente di più falso. La natura ha sempre a disposizione l’energia necessaria per riequilibrare le anomalie e le anomalie stesse sono parte integrante delle naturali oscillazioni climatiche, di qualsivoglia ampiezza.

Ora, se su altri lidi si concentravano le attenzioni su CO2 e punti di non ritorno, a quanto pare entrambi smentiti dai dati che vedono i rispettivi grafici andare per lunghi tratti da parti opposte, su queste pagine abbiamo più volte ribadito l’importanza dell’influenza solare. In particolare abbiamo citato la comprovata reazione dell’atmosfera ai raggi provenienti dallo spazio, inibiti o meno proprio dall’attività solare.

Ebbene, questa teoria sta trovando numerose conferme, soprattutto per quanto riguarda l’equazione bassa attività solare = più raggi cosmici. Perchè è così importante questa relazione? Perchè è stato dimostrato che la maggior presenza di raggi cosmici in atmosfera tende a favorire lo sviluppo della nuvolosità multilivello. In altre parole, quando il Sole rimane ai minimi della sua attività per diverso tempo, in atmosfera si riscontra una copertura nuvolosa complessivamente maggiore. Più nubi = più pioggia. Ecco la seconda equazione determinante per il nostro clima. Tanto per citare un dato: i raggi cosmici hanno raggiunto il livello più elevato degli ultimi 55 anni, come possiamo in parte vedere dal grafico allegato qui sotto.

Insomma sul nostro Pianeta piove di più rispetto all’ultimo decennio del 1900 e ai primi anni del 2000. Si sta assistendo in buona sostanza ad una nuova fase climatica. La mappa allegata poco sotto mostra le anomalie delle precipitazioni globali riferite ad esempio al 2009 (ultimo dato disponibile in ordine di tempo). In verde le anomalie positive, in arancio quelle negative. Con un po’ di occhio si può notare la maggior estensione delle aree con più precipitazioni rispetto alla media dell’ultimo trentennio. Anche in Italia piove di più rispetto agli ultimi anni. Dal 1997 ad oggi ad esempio le precipitazioni nel nostro Paese sono aumentate dello 0,9%.

E questo è solo il tassello finale di un grande puzzle che stiamo cercando di mettere assieme per avere una ulteriore riprova di quanto esposto. Possiamo anche menzionare a tal proposito l’importantissimo indice MEI (Multivariate ENSO Index), una sorta di Nino-Nina misurata però non solo rispetto alle anomalie oceaniche ma anche su molti altri parametri coinvolgenti l’atmosfera. Ebbene l’indice MEI ha raggiunto al momento il valore più basso degli ultimi 55 anni, oltre -2 unità. Pura coincidenza o reale analogia?

Quanto esposto, in ogni caso, per dire che la circolazione generale dell’atmosfera è cambiata. Il Pianeta ha voltato pagina dagli anni ’90, ha imboccato insomma un nuovo percorso non ascrivibile solo ai brevi sfarfallamenti comunque inseriti in un dato ciclo, ma ha cambiato proprio il suo ciclo. A questo ci sarebbe da aggiungere che, secondo alcuni studi, la maggior copertura nuvolosa provocherebbe anche un minor riscaldamento della superficie terrestre, frenando in buona sostanza il riscaldamento del Pianeta. Il dato in realtà al momento non trova riscontri certi, dunque lo teniamo in stand-by in attesa di conferme (o smentite). 

Autore : Luca Angelini