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Si fa presto a dire "Global Warming" (1)

Esprimersi con ferrea certezza, rispetto a questioni ancora abbastanza incerte, non è un modo scientifico di ragionare.

In primo piano - 17 Aprile 2007, ore 09.34

Credo che mai nel passato un argomento scientifico sia stato tanto pubblicizzato e reso di dominio pubblico come l’attuale problema inerente ai cambiamenti climatici, ma vista la superficialità e la confusione con cui viene trattato l’argomento ai vari livelli, dagli esperti di settore, alla divulgazione scientifica, al banale articolo di un quotidiano qualunque, c’è da fare chiarezza, molta chiarezza per avere un minimo di conoscenza per capire di che cosa effettivamente si stia parlando. L’argomento è serio, troppo serio per essere dato in pasto al grande pubblico, banalizzato e preconfezionato in sterili stereotipi e luoghi comuni; attenzione, perché questo modo di affrontare il problema sa tanto di atteggiamento politico più che di informazione rigorosamente scientifica! Ma andiamo con ordine. La definizione attuale del problema, sentenziata anche recentemente dall’ultimo rapporto dell’IPCC è sostanzialmente questa: esiste un accertato riscaldamento climatico globale, e la causa del fenomeno è il crescente effetto serra dovuto all’aumento delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera (CO2 in primis), conseguenti all’uso smisurato dei combustibili fossili da parte dell’uomo. Questo processo in atto ha già portato ad un aumento medio delle temperature globali di circa 0,63°C in centocinquant’anni e si prevede che entro la fine di questo secolo tale aumento si inasprirà fino a portarci a temperature da 1,5°C a 6°C superiori a quelle attuali, con le conseguenze catastrofiche che tutti noi oramai più o meno conosciamo. Bene, ora nel ristretto spazio di un articolo proveremo a fare alcune riflessioni in merito. Intanto c’è da dire che la tesi riportata dall’IPCC e dalla maggioranza (non tutta) della comunità scientifica, è solo una teoria e come tale deve essere considerata. La mia opinione è che purtroppo, tenuto conto dello stato attuale delle cose e delle conoscenze in materia e in mancanza di una teoria alternativa scientificamente approvabile, la vecchia tesi dell’aumento dell’effetto serra per cause antropiche rimane per così dire quello che di meglio o quantomeno di più conveniente c’è sul mercato. Dico vecchia perché i principi su cui si basa furono descritti già nei primi anni dell’Ottocento da Jacques Fourier, e poi ripresi prima dal fisico irlandese John Tyndall, e poi ancora verso la fine dell’Ottocento da Svante Arrhenius, che ipotizza già un riscaldamento dovuto all’aumento dei gas serra di origine antropica. Mi chiedo se oggi nel 2007, nell’era dell’informazione, delle bio e delle nanotecnologie non ci sia veramente nient’altro da aggiungere in merito. Fra parentesi ricordo anche che proprio di recente, alcuni esponenti di spicco dell’IPCC, si sono allontanati da tale istituzione facendo riferimento, senza mezzi termini, a manipolazioni e a procedure non proprio consoni ai normali canoni scientifici. Gli aspetti comunque a mio avviso quantomeno discutibili di tale teoria sono diversi, mi limiterò a proporne alcuni nella seconda parte del mio editoriale.

Autore : Fabio Vomiero

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