Attività solare e nubi: una relazione ormai conclamata. Il minimo solare in atto, che imperterrito procede per la sua strada, non fa altro che bene alla ricerca e ai numerosi studi in atto su questo settore. Questi studi purtroppo però non vengono messi a conoscenza dell'opinione pubblica da parte media i quali preferiscono cavalcare la strada urlata, ma assai più remunerativa, del catastrofismo.
E invece quanto sta accadendo nella realtà lo rileviamo dai dati strumentali ma anche dalle sensazioni "umane", per quanto molto soggettive e limitate al nostro angolo di mondo, ma non per questo meno affinate. Insomma, da quando il Sole si è fermato al suo minimo undecennale ci sarebbero più nubi in circolazione sul nostro Pianeta e di conseguenza pioverebbe di più.
Questo è quanto emerge in prima istanza dai tabulati e dai grafici divulgati dai centri climatologici mondiali i quali, come spesso abbiamo affermato, stanno anche riscontrando una inversione di tendenza per quanto riguarda le temperature della troposfera, non più in salita.
Tutti i tasselli si incastrano alla perfezione proprio ai sensi di quegli studi cui facevamo riferimento poc'anzi e che hanno visto protagonisti centri di ricerca tedeschi, danesi, americani e giapponesi, uniti in un unico risultato: la stretta relazione fotochimica che intercorre tra l'attività solare e la consistenza nuvolosa sulla Terra.
Henrik Svensmark, climatologo danese e coordinatore di un centro di ricerca, afferma che i raggi cosmici (radiazioni provenienti dai corpi celesti tra i quali il Sole) hanno un grande impatto sulla Terra perchè rilasciano nell'atmosfera ioni (particelle cariche elettricamente) che agiscono come magneti in presenza di vapore acqueo, interagendo in maniera determinante nel processo di formazione delle nuvole.
Secondo Svensmark "Gli esperimenti condotti indicano che gli ioni giocano un ruolo di primo piano nella formazione delle nuvole e che il livello di produzione è proporzionale alla densità ionica; è possibile dunque stabilire una relazione tra la saturazione ionica e la formazione delle nuvole".
Detto in parole molto semplici: massimo solare = atmosfera meno ionizzata = meno nuvolosità totale = temperature globali in aumento. Viceversa: minimo solare = atmosfera più ionizzata = più nuvolosità totale = temperature globali in diminuzione.
L'attività solare inoltre, secondo altri studi, sarebbe in grado di modificare anche le temperature superficiali degli oceani, manipolando in particolare le fasi dell'ENSO (ciclo Nino-Nina) e quelle della PDO (temperature del Pacifico boreale). Questo spiegherebbe parzialmente (anche se esistono ulteriori correlazioni e feedback che regolano la radianza totale in gioco) l'ascesa del Global Warming nel corso degli anni'90 e la sua attuale fase di rientro.