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Quel boato per il 2-2 come un temporalone scaccia afa

Ci sono cose per cui vale la pena vivere.

In primo piano - 25 Giugno 2010, ore 09.34

Mentre tutti usano titoli scontati ed impietosi per definire l'atteggiamento e la conseguente eliminazione degli azzurri ai mondiali del Sud Africa, io vorrei invece mettere in evidenza quello che nessuno ha detto o scritto.

Ieri pomeriggio in Italia c'era davvero gran voglia di festeggiare, il silenzio poco prima, durante e purtroppo anche dopo la partita per le vie di quasi tutte le città italiane era palpabile, un segno d'amore per questo calcio che in fondo ancora unisce, e tanto, la nazione.

Una passione, un amore che, innegabilmente, contagia gran parte del mondo. Una delle poche cose in grado di semi-paralizzare le attività lavorative, di svuotare le strade, di incollare davanti alla TV milioni di persone. Solitamente l'entusiasmo per la squadra italiana cresce dagli ottavi in poi, quest'anno tutti hanno capito che il passaggio al secondo turno sarebbe stata già un'autentica impresa e si sono raccolti a sostenere la squadra come si trattasse di una vera e propria finale.

Difficile ipotizzare che una squadra simile, con campioni arrugginiti, senza idee, senza fantasia, senza schemi, senza tempra e senza dinamismo, potesse arrivare in fondo alla competizione, ma ieri tutti si auguravano comunque di poter festeggiare, scendendo in piazza. E' rimasto ben poco in Italia delle famiglie allargate di un tempo. In città potenzialmente potremmo farci migliaia di amici, ma i contatti alla fine sono sporadici e si resta soli per molto tempo tra le mura domestiche.

Una partita può unire, così come una nevicata, un temporale, i momenti cioè in cui interviene qualcosa che dall'esterno ti costringe a solidarizzare, abbatte quel muro di esagerata riservatezza e diffidenza che si respira nelle metropoli.

Se nevica tanto tutti a spalare, e si scopre che, col vicino, ci si saluta da 30 anni ma non ci si conosce affatto. La natura e lo sport ci aiutano a sentirci vivi, ben vengano allora non UNO, ma dieci mondiali, dieci nevicate, dieci temporali, se questo può servire ad aprire il nostro animo al prossimo.

Ieri sul 2-0 la città era ammutolita, ma sul 2-1 la speranza era tornata, quando, in quel convulso finale abbiamo messo a segno anche il 2-2 un boato impressionante ha scosso molti quartieri cittadini, un boato di gioia indescrivibile, liberatorio, da brividi, soffocato da quella maledetta bandiera del guardalinee, che si è alzata a stroncare i sogni di riscossa azzurri.

Ma quel boato è stato bello come il primo tuono in una serata estiva, quando l'afa ha martoriato la città per giorni o come il primo fiocco di neve durante una grigia giornata invernale, fa niente se poi il temporale o la nevicata hanno deluso le aspettative, fa niente se l'Italia è tornata a casa, ma le emozioni anche questa volta non sono mancate, del resto non si può sempre vincere il Mondiale e nemmeno pretendere di assistere alla nevicata perfetta.

Il sogno però, continua...


Autore : Alessio Grosso

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