00:00 8 Gennaio 2007

Piccole ere glaciali svincolate dai grandi cicli climatici: meditiamo…

Vicende antiche "riesumate" tramite storie popolari.

Parlando di variazioni climatiche, vengono subito alla mente le ere glaciali e i periodi interglaciali, ma tra queste fasi di lunghissima durata (se paragonate alla vita dell’uomo), esistono delle variazioni degne di nota? La risposta è affermativa e il più recente esempio è la piccola era glaciale che si è presentata tra il 1400 ed il 1800 circa.

È quindi logico supporre, che in ogni epoca, possono verificarsi temporanei riscaldamenti o raffreddamenti ad un ritmo più breve rispetto alle grandi ere che cambiano radicalmente l’aspetto del nostro pianeta.

La piccola era glaciale infatti non ha prodotto significativi cambiamenti, ma ha comunque lasciato il segno. Quanti periodi brevi di mutamento (qualche centinaio d’anni), sono esistiti in passato?

Ricerche molto accurate si stanno occupando di questo e molte altre, condotte in anni passati, hanno dato alcune risposte, anche se le più attendibili e precise riguardano il periodo che va appunto dal XV al XIX secolo. Un fattore molto importante preso in esame da queste ricerche è la frequenza del congelamento del fiume Po e della laguna veneta; nel corso dei secoli si è trattato di eventi molto rari; per esempio nel XII e XIII secolo il congelamento del Po è avvenuto due volte solamente.

A partire invece dal 1430 si sono avuti circa 10 congelamenti entro la fine di quel secolo a testimonianza dell’avvenuto raffreddamento. Nei 300 anni successivi si sono avuti poi altri periodi molto freddi, anche se più isolati e meno ravvicinati tra di loro.

La causa iniziale di questo periodo freddo non è ancora chiara al 100%, c’è chi pensa ad un’immensa eruzione che abbia causato, con le polveri emesse, una riduzione della radiazione solare al suolo e conseguente raffreddamento; altre ipotesi, forse le più attendibili, riguardano i cicli di attività solare. Una minor quantità di energia emessa dal Sole avrebbe causato un repentino raffreddamento (basta una piccola percentuale di variazione). Al di la degli studi fatti e di quelli in corso, possiamo però sapere, grazie alle cronache dell’epoca, che a Venezia la neve raggiungeva spesso i 50 cm e alcune volte rimaneva al suolo per più di due mesi.

Le nevicate erano talvolta copiose e durature e in un paio di casi si narra di eventi nevosi che durarono più di 20 giorni; quando la laguna gelava era possibile alcune volte anche per le persone transitarvi sopra a piedi. Durante la stagione estiva invece i racconti spaziano dalla siccità (raramente al caldo eccessivo), oppure al tempo inclemente che impediva la maturazione del grano.

Sommando queste caratteristiche, possiamo intuire che all’epoca le precipitazioni erano inferiori ad oggi, ma durante gli inverni era estremamente superiore il numero di nevicate, che in gennaio rappresentavano il 50% delle precipitazioni (a Venezia), mentre oggi questa percentuale è evidentemente molto inferiore. Ci sono però oggi molti fattori che ci impediscono di fare raffronti col passato, per esempio il Po è stato incanalato dagli argini, così la sua corrente è più veloce ed il letto più profondo e non si potrebbe avere lo stesso congelamento a parità di condizioni climatiche. Lo stesso vale anche per la laguna veneta, dove molti fiumi sono stati deviati a non scaricano più in laguna, con l’effetto di avere una percentuale maggiore di acqua di mare, quindi più salinità e necessità di una temperatura più bassa per avere il congelamento.

Il raffronto col passato diventa quindi difficile e difficile è anche immaginare, con i tempi che corrono, un inverno con neve al suolo da dicembre a marzo…
Autore : Luca Ronca