La neve programmata aiuta sempre ma negli ultimi anni l'arco alpino ha rivisto con frequenza la neve naturale e qualche volta anche in abbondanza.
L'IPCC paventava già entro il 2015 la chiusura di molte stazioni sciistiche al di sotto dei 1500m, arrivando a prevedere scenari cupi, con inverni senza neve, copertura nevosa su tutto l'emisfero nord ai minimi storici, siccità, desertificazione.
L'attuale decennio ha visto un significativo aumento della copertura nevosa media: siamo a 45.5000.000kmq.
Siamo sopra di un oltre un milione di kmq rispetto agli anni 80 e 90 e anche ai nevosi anni 60-70 di ben 70.000kmq. Un inverno così, come già ricordato in altri nostri articoli, non si verificava dal 1978.
Certo: anche in altre annate abbiamo assistito a grosse nevicate, ma se spulciamo negli archivi scopriamo che le più abbondanti annate nevose nel nostro emisfero sono tutte ascrivibili all'ultimo decennio. Indubbiamente negli anni 80 e 90 ha fatto anche molto più freddo di così, ma questo ritorno della neve in modo tanto generoso colpisce e fa riflettere.
Guardiamo dunque al sole, ai raggi cosmici, ai cicli naturali e non facciamoci influenzare troppo dagli strilli dell'IPCC. Ricordiamoci che comunque la Terra non ha molto da guadagnarci nè in un mondo più freddo, nè in uno più caldo, ma è altrettanto doveroso ricordare che l'optimum climatico, quelli in cui tutto il mondo vivrebbe "felice e contento" non solo non esiste, ma non potrebbe nemmeno esistere e dunque mai esisterà, proprio per l'equilibrio stesso del Pianeta.
L'Ipcc si aggrappa ai dati sulle temperature globali che risultano molto alti negli ultimi due mesi, ma l'aumento a ben guardare ha interessato soprattutto le zone dell'area artica, diretta conseguenza dei frequenti frazionamenti del vortice polare. Così il gelo si è riversato verso il basso, dando luogo a questo eccezionale innevamento.
Il clima punta a stupirci, aldilà delle nostre ridicole pseudo-certezze sul suo divenire.