00:00 20 Gennaio 2010

Nebbia gelata e neve “chimica” in Valpadana

Le prolungate situazioni anticicloniche invernali favoriscono talvolta fitte brinate da nebbia gelata in pianura ma anche singolari episodi di nevicate chimiche.

Dicembre 1989: situazione anticiclonica drammatica per le Alpi, con assenza di neve e temperature miti. In Valpadana i fenomeni nebbiosi si intensificano ogni giorno di più dopo Natale fino a provocare fenomeni di nebbia gelata, con estese brinate, giorni di ghiaccio, abbondanti depositi di galaverna.

Il 30 dicembre sull’autostrada Milano-Venezia, tra Cavenago e Dalmine avviene qualcosa di più: nevica a larghe falde dalla nebbia con depositi di ben 6 cm sui prati e circolazione difficoltosa in autostrada. A solo qualche chilometro di distanza, in collina e in montagna, nel frattempo splende il sole e sembra primavera.

Il fenomeno si ripeterà poi nei primi giorni di gennaio del 1990 con una certa continuità su gran parte del milanese con improvvise e brevi nevicate “di quartiere” e temperature molto rigide.
Il 5-6 gennaio 2004 lo stesso fenomeno si ripresenta a Segrate (periferia Est di Milano) e a Monza, con accumuli al suolo di circa 2-3cm di neve, ma circoscritti ad aree molto limitate, spesso solo su alcuni quartieri.

Un’inversione termica eccezionale caratterizza l’episodio, la lunga serenità del cielo e l’assenza di venti importanti faranno proliferare il fenomeno.

Come mai la neve chimica? L’interazione tra nebbia, basse temperature (tra i -2 e i -5 le condizioni miglior), le sostanze chimiche e i vapori emessi dalle fabbriche vicine originano spesso il fenomeno fungendo da nuclei di condensazione.

Le aree fortemente industrializzate esaltano dunque il fenomeno.
Autore : Alessio Grosso