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Napoli imbiancata: grandine o neve? ecco cosa è successo e perchè

La violenta quanto singolare grandinata, abbattutasi intorno alle 18 di giovedì 11 novembre, ha lasciato sulle strade del capoluogo partenopeo quasi 5 centimetri di ghiaccio.

In primo piano - 12 Novembre 2010, ore 08.50

Durante una mite quanto normalissima giornata autunnale tutto ti puoi aspettare a Napoli tranne che vedere la città imbiancata di sana pianta nel giro di mezz'ora. E invece questo autunno, da un capo all'altro dell'Italia, non smette di stupire. Il termometro segna 13 gradi alle 18, quando il cielo improvvisamente si illumina di lampi in direzione del mare.

Il temporale marittimo imbocca a tutta forza il golfo rimanendovi incastrato e investe a tutta birra il capoluogo partenopeo, dove scarica una fitta quanto inusuale grandinata, tanto fitta da lasciare al suolo uno spessore di ghiaccio pari a 4,9 centimetri. Napoli si imbianca, sembra quasi neve, lo spettacolo ha davvero dell'incredibile.

Cosa è successo? Il cluster temporalesco che ha generato l'evento era composto da sole tre celle convettive, quindi si è trattato di un fenomeno a carattere esclusivamente locale, ma le forzanti che lo hanno posto in essere hanno tratto spunto da una serie di fattori circolatori riscontrabili a livello sinottico.

Partiamo dalle quote superiori, dove nel pomeriggio si è completato il transito dell'asse di una saccatura. Il ramo ascendente della Corrente a Getto sfilava da sud-ovest sui cieli del nostro meridione iniettando lungo il suo bordo sinistro diversi mulinelli di vorticità ciclonica. Questo assetto predisponeva la colonna atmosferica allo sviluppo di intensi moti verticali ascendenti per motivi dinamici.

Ma il fattore dinamico non è stato il solo: determinante è stato anche il salto verticale della temperatura: mentre alle quote medio-basse infatti affluiva aria mite e umida da Libeccio, a quelle superiori si infilava di prepotenza un blocco più freddo legato al sopraggiungere dell'asse di saccatura. La differenza di temperatura tra le quote di 1500 e di 5500 metri ammontava ad oltre 20 gradi.

L'aria fredda, sorvolando quella più mite di origine marittima, si è trovata improvvisamente senza appoggio sotto i piedi e, a causa del suo maggior peso, si è riversata verso il basso causando in risposta lo sviluppo dei moti convettivi che hanno trovato nella vorticità predisposta dal Getto il tiraggio ottimale per la formazione del cluster temporalesco in esame.

L'imbocco da parte di quest'ultimo del golfo di Napoli, quindi il valore aggiunto della forzante orografica locale, ha ulteriormente spinto verso l'alto la sommità del cumulonembo generando in tal modo l'ambiente ottimale per la formazione della grandine. E grandine fu, una grandine opaca, simile alla neve tonda che solitamente si presenta con temperature al suolo più basse, una grandine che dimostra di aver "girato" nella nube in ambiente molto freddo e che ha trovato strati d'aria miti solo in prossimità del suolo.

Insomma, un evento da incorniciare anche perchè, nonostante la sua indubbia singolarità, non ha provocato danni particolari e lo spettacolo ha certamente valso la candela.


Autore : Luca Angelini

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