00:00 21 Giugno 2010

MeteoLive story: il tornado di Brescia, 22 giugno 96

Questo è il racconto di un F0 sui cieli di Brescia nel corso di un movimentato pomeriggio del giugno del 1996. La lettura è consigliata ad un pubblico esperto.

Esaminiamo le immagini meteosat e NOAA. (vedi foto interna). Noteremo come il fenomeno si sia formato proprio a ridosso delle Prealpi, con apparente propagazione verso E – piegando poi verso ESE.

Data la circoscritta dimensione e propagazione dello stesso, si potrebbe ipotizzare un "tunneling" di aria più fredda e più secca a quote comprese tra i 1500 ed i 3000mt all’altezza dei grandi laghi (Lago di Como, Lago Maggiore), ed aiutato molto dalla presenza della Valle del Rodano tra Sierre-Siders e Brig, disposta in questo punto proprio tra W ed E. Si può supporre che l’aria fredda presente a 850mb vicino al Lussemburgo, sia stata spinta dal movimento della depressione sulla Svezia in modo più diretto, infilandosi dentro l’aria più calda ed umida presente non solo negli strati bassi, ma anche medi ed alti sull’Italia del Nord, riuscendo a bucarla nel punto in cui questa massa più calda offriva minor resistenza, e sfociando di seguito in Pianura Padana, dove gli ingredienti erano ben più "esplosivi" che altrove (vedi alti dewpoints); ha generato quel buco necessario perché l’aria calda sottostante potesse spostarsi verso le quote più alte, generando Cb molto esplosivi e in rapido spostamento – ricordo che nella giornata ci sono stati due distinti episodi temporaleschi: uno alle 17.00 circa e l’altro, con la tromba d’aria alle 18.45. L’altra spiegazione che confermerebbe il fenomeno, è che altrove non ci sono stati temporali, per lo meno in tutta la rimanente pianura padana.

Segno che l’entrata dell’aria fredda era "mirata" e non generalizzata, come se fosse stata sparata da una canna di fucile oltralpe. Se così non fosse stato, avremmo avuto non un fenomeno circoscritto, bensì una "squall line", la classica linea temporalesca che si estende da N a S e fa la sua passata su tutta la Pianura Padana, cambiando completamente la fisica dell’aria.

L’episodio ha origine proprio nella Bergamasca (Bergamo e dintorni), e continuerà verso E-ESE senza mai arrivare oltre Venezia. Milano non ne risentì, nemmeno l’Emilia vide alcunché, e solamente la prealpina veneta vide qualche cosa (Verona). Bergamo e Brescia sono invece state le due città che ne hanno più risentito oltre, ovviamente, alla Franciacorta e la Bassa Iseana. A Bergamo, il primo episodio temporalesco si ha attorno alle 15 – 15.30. Vengono segnalate grandinate forti, con accumuli fino a 20-30cm. In alcune zone la grandine raggiunge la dimensione di noci o di albicocche. Il temporale si è spostato con "calma" lungo la fascia che costeggia le Prealpi bergamasche e bresciane, giungendo a Brescia attorno alle 17, e durando fino alle 17.30 circa. Il fatto che il temporale non fosse "da fronte freddo" era confermato dall’aria ancora umida e "caldiccia" (con dewpoints sempre alti), anche se non come prima, che seguiva questo primo temporale. Infatti, appena passato, ad Ovest si profilava un’altra incudine di un secondo temporale.

Il fatto, tra l’altro, che dimostrava come il temporale fosse circoscritto in un’area ben ristretta, mi fu confermato dalla presenza di una "flanking line", una linea di congesti disposta grosso modo SW-NE che si muovevano verso la cellula principale nel momento in cui ho avuto una visuale verso Est più panoramica. La flanking line si forma quando aria calda viene sparata in alto dall’aria più fredda in seno al sistema temporalesco (normalmente da E-SE alle nostre latitudini), generando appunto congestus risucchiati dalla cellula principale più a NE, alimentandola. Quindi, il primo temporale finiva, con uno spettacolo unico, verso le 17.30, per essere seguito a ruota dall’incudine del secondo temporale in movimento da W ad E.

Alle 18 il cielo si presentava completamente coperto dall’incudine del Cb principale, ancora ad ovest a circa 30km dalla mia postazione. Altostrati correvano da SW a NE, mentre a quote più basse comparivano dei Ns più scuri e più bassi in movimento S-N. Altro segno dello "shear" presente nell’aria. Lo shear non è altro che la rotazione dell’aria in senso antiorario a differenti quote. Al suolo l’aria proveniva da Est, debole – poi è aumentata considerevolmente fino ad appena prima della tromba d’aria. All’altezza dei Ns si ha aria da S, più in alto, zona As, viene da WSW, mentre in quota, verso i 5000 mt ed oltre, veniva da W. Questa differente provenienza dei venti alle varie quote, non può far altro che generare rotazione nella cellula temporalesca. Se l’aria venisse soltanto da una direzione (squall line), si avrebbero dei classici temporali lineari da dry line (aria secca ed fredda che scalza via quella più calda ed umida lungo un’asse di solito N-S). Alle 18.30 il cielo si faceva sempre più cupo, coperto ora quasi esclusivamente dalla cellula principale che risucchiava in alto l’aria più calda ed umida da Est.

Più ad Ovest si notava l’arrivo del fronte, segnalato innanzitutto dalla base delle nubi molto netta, dalla luce in intensificazione e dall’entrata dell’aria fredda (fractocumuli). Si notavano, oltre a ciò, leggere intenzioni di "funnel cloud", di piccoli vortici alla base della nube, segno della rotazione in atto lungo la cellula principale, nonché "wall cloud". Il Tutto non dura più di 1 minuto, ma l’impressione è tale da farlo sembrare un tornado di grosse dimensioni (un "wedge", tanto per capirci) Per saperne di più consultare www.meteobrescia.it

Autore : Davide Lesi