La pietra scartata dal costruttore è diventata testata d'angolo. Mentre il Vangelo da cui è tratta questa esemplare perifrasi trattava argomenti di ben altro spessore, in questa sede ci siamo limitati a prenderla in prestito per spiegare senza tanti giri di parole come stanno evolvendo nel mondo scientifico gli umori del nostro capriccioso clima.
In realtà capriccioso non è il clima bensì gli uomini, e in particolare coloro i quali pretendono che il clima sia alla mercè dell'umanità e non viceversa. Così, martellati fin oltre ogni limite nauseabondo di proclami da apocalisse multicolore, ci troviamo ora nuovamente di fronte all'unica teoria che pochissimi lungimiranti individui avevano tenuto come "jolly" nella selva delle false certezze: quella dell'ipotesi naturale dei cambiamenti climatici.
Orbene il clima, nonostante fosse stato previsto da cervelloni di ogni estrazione scientifica o politica un riscaldamento a gittata continua e a livello esponenziale, ha deciso di fare inversione di marcia. Ce lo dice il Sole, mai così pallido da mezzo secolo, ce lo dicono i satelliti, le cui misurazioni fino a ieri sono state il vanto di coloro i quali sostenevano le teorie di un Pianeta sempre più infuocato a causa dell'Uomo.
Lo sostengono anche molti studi, ricerche, esperimenti, tornati alla ribalta dopo il periodo di inquisizione culminato con metodo noto come "peer review" il quale, più che da sacrosanta verifica incrociata da parte del mondo scientifico, è stata una vera e propria censura.
E non ultimo, lo ha già scritto a caratteri cubitali anche qualche perspicace giornalista che si è già buttato come pioniere di queste bistrattate teorie, calcando naturalmente la mano ma dal lato opposto. Quello che fa fede però, non sono le parole ma i numeri. E proprio sui numeri hanno lavorato di recente vari team di scienziati sia italiani che stranieri per venire a capo di questo sbalzo climatico verso il basso.
Una interessante ricerca è stata da poco pubblicata sulla rivista "Optics Express" e promossa dall'Università degli Studi della Basilicata e dalle Università di Bologna e Roma, in collaborazione con due istituti del Cnr, uno dei quali è l'Imaa di Tito Scalo. Il team, coordinato dal professor Carmine Serio, ha osservato il comportamento della trasparenza dell'atmosfera nello spettro dell'infrarosso.
Le osservazioni sono state condotte ai 3500 metri del Plateau Rosà sopra a Cervinia (Aosta). Lo spettrometro di Fourier e il sistema Lidar hanno permesso di osservare come il vapore acqueo, il maggior gas serra presente nell'atmosfera (molto più di quanto lo sia in termini di quantità ed effetti la famigerata CO2), riesca a raffreddarsi più velocemente di quanto presunto fino ad oggi. L'uomo quindi avrebbe meno colpe di quanto si pensasse sul riscaldamento globale.
L'esperimento è stato reso possibile grazie alla collaborazione del Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia dell'Aeronautica Militare, dell'Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario e del comune di Cervinia. Visto il grande successo della scoperta, uno studio analogo avrà luogo nel corso del 2009 presso la stazione di Cerro Chajnantor in Cile a oltre 5000 metri di quota. Il team italiano, vista la riconosciuta esperienza in ambito internazionale, è stato invitato da quello americano a partecipare alla nuova ricerca.