A volte l'inverno parte in tournée con i suoi gelidi progetti e vaga da una parte all'altra dell'emisfero facendo rimbalzare con insistenza la sua penna bianca e il suo alito di ghiaccio su alcune zone ma nello stesso tempo dimenticandosene altre. Quando ciò accade e la sua opera non riesce ad essere portata a compimento entro le date stabilite dal calendario, tutto slitta in avanti e sfora nel mese di marzo, deputato a prendersi carico di quel pesante fardello.
Tutto prende le mosse da una pesante eredità lasciata lassù dove la notte artica ha accumulato quantità inverosimili di freddo da smaltire. Questo freddo però, se rimane fermo e inerte sui suoi luoghi di origine non dà fastidio a nessuno. Ci vuole un innesco, un qualcosa che lo stuzzichi a mettersi in marcia verso quella che sarà la sua destinazione finale, o meglio la sua fine: la discesa verso le latitudini temperate.
Per questa manovra la Natura ha escogitato un sistema fondamentale, grazie al quale il nostro Pianeta riesce a mantenersi in equilibrio termico quasi costante, un equilibrio degno del miglior impianto di climatizzazione: gli scambi meridiani.
Ecco che allora i primi tepori elargiti da un sole che si alza sull'orizzonte (e sull'equatore), lavorati dalle tormentate differenze termiche delle acque superficiali dei nostri oceani, iniziano ad essere spinti verso nord, andando ad occupare il posto del grande lago gelido steso inerte sul Circolo Polare il quale è costretto a mettersi in moto verso sud.
Viaggio "alpitour"? Non proprio, visto e considerato che quell'aria fredda viene a morire da noi. Intanto però, grazie a questo sacrificio, l'inverno si prende le ultime glorie.
Dobbiamo ricordare che la neve a marzo è tutt'altro che eccezionale in Italia. Oltre all'esempio estremo di Roma del 71 si ricordino le frequenti nevicate occorse lungo il versante adriatico, a tratti fino alle coste, da Rimini a Pescara e giù giù fino a Foggia e Bari. A Milano si possono citare gli esempi del 1986, con accumulo di 8 centimetri, del 1995, 1998, 2001, 2004 e non ultimo, la bella nevicata del 3 marzo 2005. Varese nel 1976 vantò addirittura ben 6 giorni di neve con accumulo totale di 27 centimetri (fonte Centro Geofisico Prealpino) anche se, in linea di massima, un famoso detto ne identifica le "normali" fattezze: la neve marzolina dura dalla sera alla mattina.
Ciò sta a significare che dobbiamo rimanere in guardia. In quel lontano marzo del 1971, quando l'Italia sprofondò in una fase di gelo da far impallidire anche il super blasonato febbraio del 1956, nessuno parlò di "evento estremo", fatto sta che il primo mese della primavera seppe dare una vera lezione di inverno facendoci intendere che le sue potenzialità sono davvero notevoli. E non è detto che prima o poi non possa ripetersi.