Non manca di stupire la persistenza e la tenacia di questo anticiclone che a tratti ricorda le infauste (per l'inverno e le Alpi) epopee altopressorie tanto care ai famigerati inverni anni 90', un decennio caratterizzato da una forte zonalità e da un Vortice Polare assai compatto e poco disturbato.
Quest'oggi come allora, le ragioni di tanta persistenza dell'alta pressione sul Mediterraneo, sono tutte da attribuire ad una netta ripresa delle vorticità zonali, conseguenza diretta di un Vortice Polare che raffreddandosi sia in troposfera che in stratosfera, inibisce gli scambi meridiani tra le latitudini polari e subtropicali.
Tutta l'aria fredda del vortice resta quindi racchiusa dalla jet streak, limitandosi ad interessare i settori settentrionali d'Europa, con particolare riferimento all'Islanda, il nord del Regno Unito e la Penisola Scandinava. Annuvolamenti sparsi attraversano anche i settori centrali europei ma qui sono già inseriti in un contesto termico più mite, mentre spostandoci ancora più a sud di latitudine e riferendoci pertanto al bacino del Mediterraneo, ritroviamo un quadro termico fortemente sopra la media, sotto la totalitaria persistenza dell'anticiclone.
Trattasi questa di una situazione atmosferica dalle caratteristiche di forte recidività, una circolazione che potrebbe in realtà persistere diverse settimane, andando così a condizionare anche una parte dell'inverno meteorologico. Che sia una situazione di difficile risoluzione lo si intuisce anche dalla difficoltà con la quale i centri di calcolo faticano nel trovare una via d'uscita che possa riportare un quadro atmosferico più dinamico anche alle latitudini mediterranee d'Europa.
In tal senso potrebbe esserci qualche novità tra la fine della seconda e l'esordio della terza decade novembrina, così come lasciano intuire le previsioni deterministiche del modello europeo ed americano. Certo è che il continuo effetto miraggio che ormai da alcuni giorni "affligge" le previsioni a lungo termine, lascia in mano qualche lecito dubbio.
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