00:00 8 Marzo 2013

Inverno piovoso: segnale di global warming?

Lo si diceva anche a cavallo tra gli anni 80 e 90 quando dilagava la siccità invernale.

"Inverni più caldi, inverni più piovosi e in parte anche nevosi. Tutto figlio del global warming: più umidità a disposizione, fenomeni più intensi ed estremi, anche laddove per tutto l’arco della stagione invernale dovrebbe piovere pochissimo".

E’ una considerazione gratuita, molto banale, superficiale e trascurabile. Non è affatto detto che le abbondanti precipitazioni invernali siano direttamente connesse al global warming, così come probabilmente non lo erano le prolungate fasi asciutte di certi inverni degli anni 80 e 90.

Allora si parlò di desertificazione imminente, oggi si parla di Paese all’ammollo, di rischio frane, alluvioni, valanghe, sollevamento del Mediterraneo e quant’altro. Intanto c’è da dire che da qualche anno in inverno assistiamo a strane configurazioni bariche, che penalizzano soprattutto le Alpi, che restano a guardare spesso le grandi nevicate che si registrano in Appennino e non beneficiano affatto di questa presunta aumentata piovosità e nevosità.

Tutta colpa di minimi depressionari "bassi" che non riuscono ad incidere a più di 100-150km dal mare, ma che sono invece una fonte primaria di accumulo per le stazioni sciistiche dell’Appennino. Per la verità i minimi "bassi", specie nella seconda parte della stagione, ci sono sempre stati, molto meno nella sua prima fase, diciamo invece che sono diminuite le nevicate di inizio e soprattutto di fine stagione sulle Alpi, quelle che aiutavano i ghiacciai a sopportare la lunga estate calda.

E’ poi innegabile che il freddo (intenso come massa fredda) che raggiunge il nostro Paese rispetto al passato sia sensibilmente diminuito, soprattutto da est e dunque anche quando transitano i fronti il limite delle nevicate nelle stagioni intermedie è spesso più alto rispetto al passato.

Le prolungate fasi asciutte e quelle altrettanto lunghe di tipo piovoso da sempre caratterizzano il nostro clima, dunque non bisogna stupirsene più di tanto, così come, in un inverno più caldo non deve stupire che dal mare nascano talvolta mostri temporaleschi di notevole intensità, segnatamente sulle coste del centro-sud. Questa sarà una costante anche dei prossimi anni, alla quale dovremo prepararci con interventi intelligenti volti a proteggere la fragilità del nostro territorio, combattendo ad esempio l’abusivismo edilizio, laddove proprio non è possibile edificare.

 

Autore : Alessio Grosso