Se sino a giovedì 23 febbraio sostanzialmente non ci saranno grandi scossoni, nell'ultimo fine settimana di febbraio il modello americano prevede ormai da più giorni, anche se ad intermittenza, un importante cambiamento del tempo con un deciso affondo delle correnti perturbate atlantiche in sede mediterranea e conseguenti precipitazioni su gran parte d'Italia, che potrebbero assumere carattere nevoso anche a quote basse sulle Alpi ed il nord Appennino.
Per il modello americano la ferita non sarebbe poi di quelle che si rimarginano in breve tempo e il vortice freddo da cui prenderebbe spunto la saccatura rimarrebbe a dominare la scena per alcuni giorni, con possibili inserimento di aria fredda anche dalla valle del Rodano e nevicate a quote ulteriormente più basse.
Del resto, proprio tra fine febbraio e la prima decade di marzo possono facilmente verificarsi nevicate sino in pianura, favorite dalla convezione, cioè dalla tendenza alla formazione di nubi cumuliformi che scaricano al suolo intensi rovesci.
Infatti il sole, ormai alto sull'orizzonte, comincia a determinare la formazione di questo tipo di nuvolosità. Anche la media degli scenari del modello stesso, pur non contemplando ancora un'ipotesi così severa, ipotizza un calo importante della pressione in sede mediterranea con il passaggio di saccature più o meno incisive.
Dunque al momento la possibilità di un colpo di coda invernale è credibile al 35-45% ma stiamo parlando di una linea di tendenza a 10 giorni, dunque è normale che risulti piuttosto bassa.
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Inverno: colpo di coda a fine mese?
Da più giorni ad intervalli il modello americano propone il ritorno a condizioni invernali con tempo perturbato.
In primo piano - 13 Febbraio 2017, ore 09.21
Autore : Alessio Grosso
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