00:00 3 Aprile 2012

Il limite della PREDICIBILITA’

Fino a quanti giorni il tempo si può prevedere? El Nino ha veramente effetti così importanti sul nostro Paese? E' giusto fare previsioni stagionali? Tradizionale intervista settimanale ad Alessio Grosso.

REDAZIONE: allora Grosso, ci si chiede spesso quale sia il limite della predicibilità, lei può aiutare i lettori a capire meglio fino a che punto è giusto spingersi con le previsioni?
GROSSO: il limite di predicibilità con l’affinamento delle tecniche previsionali è cresciuto mediamente sino a 7-8 giorni, anche qualcosa in più nelle situazioni meteorologiche più statiche, ad esempio quando a governare il tempo ci pensa l’alta pressione. Purtroppo lo stato iniziale non può essere determinato completamente e compaiono delle discrepanze tra lo stato iniziale reale e quello stimato come base di partenza della previsione. Il modello non è un essere pensante e non può sapere se vi siano o meno degli errori di inizializzazione, per cui fa evolvere tutto secondo le equazioni dell’atmosfera. Nel processo gli errori diventano gradualmente così grossolani da rendere assolutamente fantasiosa la previsione. Quando il meteorologo intuisce che si sta per perdere il legame con la realtà dovrebbe affermare: "qui si è raggiunto il limite di predicibilità".

REDAZIONE: in quel momento entra in gioco la statistica
GROSSO: si, che non serve assolutamente a nulla, è tempo…perso.
La cosa può essere invece di un certo interesse se si parla di SIMULAZIONI perchè l’obiettivo diventa quello di simulare la configurazione media del clima. C’è però un distinguo da fare. Il limite di predicibilità dell’oceano è molto più lungo, arriva sino a 10-12 mesi. Questo perchè rispetto all’atmosfera, l’oceano ha tempi di evoluzione e decadimento molto più lenti. Di conseguenza anche l’evoluzione degli errori sarà più contenuta e dunque il limite di predicibilità si potrà spingere più avanti. L’atmosfera risponde localmente alle temperature superficiali determinando le circolazioni tropicali, su tutte quella di Walker, fino ad espandersi a livello globale attraverso le teleconnessioni.

REDAZIONE: infatti è risaputo che il fenomeno dell’ENSO riesca in qualche modo ad influenzare il tempo dell’Europa.
GROSSO: si, però occorre anche qui essere più precisi. Innanzitutto le risposte europee di Nino e Nina si hanno solo in caso di episodi di grande rilevanza. In realtà per noi è molto più rilevante l’effetto dell’oscillazione nord-atlantica, peraltro forse collegata all’oscillazione meridionale attraverso il suo centro di attività tropicale, che a sua volta potrebbe risentire dello spostamento delle celle di Walker.

REDAZIONE: che ne pensa allora del sistema IBRIDO realizzato per le previsioni stagionali?
GROSSO: la combinazione oceano-atmosfera è certamente il sistema più valido per prevedere il futuro meteorologico stagionale ma rimane incerto e inaffidabile. Infatti la relazione tra anomalie di temperatura marine e di teleconnessioni è di natura probabilistica, nel senso che di fronte alle stesse configurazioni di temperature marine vi sono invece diversi stati atmosferici. Se nell’area del Pacifico si può dunque ben prevedere l’andamento dell’ENSO, molto più difficile sarà prevederne le conseguenze laddove il limite della sua influenza diventa importante, cioè in Europa. Va da sè che ancora una volta invito personalmente i lettori a dubitare delle previsioni stagionali su scala locale, cioè ad esempio in sede mediterranea.


 

Autore : Redazione MeteoLive