00:00 3 Febbraio 2010

Il clima delle ALPI: le situazioni con venti da NORD

I venti provenienti da settentrione impegnano maggiormente i versanti esteri della nostra catena, tuttavia esiste una svariata casistica a seconda dell'esatta direzione di provenienza delle correnti e delle loro caratteristiche termodinamiche.


Altocumuli lenticolari a sud delle Alpi, quando la catena è investita da correnti da nord-ovest.

Le situazioni che prevedono l’arrivo di correnti settentrionali sulle Alpi presuppongono la presenza di un anticiclone sul vicino Atlantico, preferibilmente sbilanciato verso le latitudini medio-alte, e di una saccatura proiettata dalla Scandinavia verso i Balcani. Solitamente i flussi che raggiungono il baluardo alpino in queste situazioni provengono generalmente da nord o da nord-ovest e possono trasportare aria polare o artica, nel primo caso piuttosto umida di origine oceanica foriera di precipitazioni sui versanti esposti, nell’altro più secca, con drastici effetti sul calo termico, ma modesti sul lato precipitativo su entrambi i versanti.

Prendendo in considerazione l’afflusso polare marittimo, quello maggiormente significativo in termini di precipitazioni, possiamo concentrarci in particolare su due situazioni prevalenti: queste a loro volta andranno suddivise a seconda del settore montuoso maggiormente interessato dal transito della soprastante corrente a getto:

1)Quando il jet stream impatta l’arco alpino da nord-ovest puntando alle Alpi occidentali rilieviamo le precipitazioni più abbondanti nella zona del Monte Bianco, sull’alta valle d’Aosta, Oberland Bernese, Vallese svizzero, alta val d’Ossola e val Formazza. Il Foehn soffia impetuoso e a raffiche sui versanti sud alpini e sulla pianura pimontese e lombarda, specie quella occidentale. La particolare imponenza delle montagne in questo tratto della catena causa spesso un fenomeno particolare che si verifica sul versante padano e che viene denominato "onda orografica". Si tratta di una formazione nuvolosa prevalentemente isolata ad alta quota (altocumulo lenticolare) dovuta al sobbalzo del fiume d’aria sulla massa d’aria sottostante a contatto turbolento con cime alpine più elevate. Quest’azione di rimbalzo provoca un’ondeggiamento forzato dell’intera massa d’aria che scorre sottovento alla catena alpina ed è spesso causa di forti tempeste di vento sui pendii sud-alpini nonchè di problemi alla navigazione aerea per via della forte turbolenza.

2)Quando la corrente a getto impatta l’arco alpino da nord o nord-ovest puntando alle Alpi orientali rileviamo le precipitazioni più copiose sulle montagne austriache. Data la minore resistenza dinamica dovuta alla quota meno elevata di queste cime, le masse nuvolose in risalita dal versante nord-alpino molto spesso riescono a superare la cresta spartiacque in più punti, riversando una moderata fenomenologia anche sull’Alto Adige, in particolare nelle vallate più settentrionali e sulla zona Brennero, nonchè sui settori più a nord del comparto carnico in Friuli. Una volta esaurito il suo contenuto di umidità la corrente supera le creste montuose e accelera. Il Foehn dispiega le vele in particolare nella vallata dell’Adige, sul lago di Garda, sulla pianura veneta e della Venezia Giulia.

Su quest’ultima regione sovente si ha una successiva e rapida rotazione del vento a nord-est a causa dell’azione di aggiramento della massa d’aria che prevale su quella di scavalcamento (ingresso della Bora). Con questa situazione le Alpi occidentali risentono già dell’influsso anticiclonico, l’aria impatta ugualmente i versanti nord-alpini ma nello stesso tempo subisce la compressione anticiclonica che dissolve la nuvolosità a partire dalle alte quote limitandola alle vallate più basse che si trovano maggiormente esposte al flusso, mentre sulle pianure piemontesi e lombarde si ha un Foehn debole ma molto mite, con cielo assolutamente sereno e atmosfera limpidissima.

Autore : Luca Angelini, adattamento Alessio Grosso