Global Warming: ulteriore rallentamento, quali le possibili cause? (Prima parte)
I dati pervenuti dalle rilevazioni satellitari ai vari piani atmosferici mostrano un ulteriore lieve raffreddamento globale delle temperature globali planetarie. Il dato risulta molto evidente in sede stratosferica ma inizia a prendere corpo anche alle quote inferiori.
Per il momento si tratta solo di una annata ma si sa, tutto ha un principio. Stiamo parlando di una significativa inversione di tendenza rilevata a livello delle temperature globali planetarie, sì proprio quelle che tanto hanno fatto gridare “al lupo, al lupo” ma che ormai iniziano a sapere un po’ di stantìo.
L’argomento, già intavolato in questa sede con precedenti interventi, trova conferma con i dati satellitari riferiti al mese di agosto. Dopo il cospicuo raffreddamento registrato ai piani stratosferici, ecco che anche la troposfera, ossia lo strato di aria dal suolo fino a circa 12.000 metri di quota, ha mostrato una netta inversione di tendenza rispetto al caliente trend firmato anni ’90 e inizio del 2000.
I valori annuali attuali, confrontati con la media dell’ultimo trentennio, risultano pari a -0,02°C ma rispetto al 2007 i termometri a livello mondiale sono scesi di 0,35°C. Il paragone con l’anno più caldo del secolo, il 1998, ci porta sotto di ben 0,70°C. I dati hanno suscitato perplessità anche nel mondo scientifico, soprattutto laddove era stato imposta a spada tratta la teoria del riscaldamento senza fine.
Cosa sta causando questo fenomeno che pochi forse si aspettavano, dopo il decennio più caldo del secolo? Qualcuno ha puntato il dito sugli indici oceanici. Chiamato in causa numero uno naturalmente il ciclo dell’ENSO, con i due fratellini Nino e Nina a giocarsi la temperatura dell’oceano Pacifico a suon di anomalie superficiali.
Ebbene, i grafici mostrano in effetti una evidente sincronia che collega i forti episodi di Nino con i picchi delle temperature globali del Pianeta. Gli anni presi in considerazione qui di seguito ne sono la dimostrazione più eclatante: 1982-1883, 1987-1988, 1997-1998, oltre ad altri picchi recenti meno significativi ma pur sempre presenti.
In correlazione con gli effetti di Nino e Nina ha giocato anche l’altro indice delle temperature pacifiche, questa volta riferite però alle latitudini settentrionali, ossia la PDO (Oscilazione multidecennale delle temperature pacifiche). Laddove l’indice PDO positivo (piscina fredda al centro dell’oceano e acque calde intorno a lambire le coste occidentali nord-americane) si è trovato a lavorare in sinergia con El Nino, le anomalie positive delle temperature globali sono state più evidenti e viceversa con le rispettive fasi negative.
Nel calcolo di queste anomalie però non possiamo non tener conto di vari altri fattori essenziali che interferiscono nei bilanci globali delle temperature planetarie e che, non necessariamente, appartengono alle temperature superficiali degli ocenai: queste variabili esterne sono le eruzioni vulcaniche, l’indice dei venti stratosferici e i cicli undecennali dell’attività solare, ognuno deputato ad incidere su un determinato strato atmosferico. Ne parleremo in un prossimo intervento.
Autore : Luca Angelini