Sono molte le perturbazioni che non riescono a completare il loro ciclo vitale (nascita, incontro fra fronte caldo e fronte freddo, occlusione più o meno completa e dissipazione) senza incontrare ostacoli che la deformino e addirittura la scindano in diverse parti.
Quando succede ciò si parla di FRONTOLISI (ossia “scissione del fronte”) che in vicinanza del nostro Paese è molto più frequente che in altre aree geografiche; l’ostacolo nel nostro caso è quasi sempre rappresentato dalla catena alpina, che “affonda” all’interno delle perturbazioni provenienti da W, quando queste cercano di superarla.
L’aria fredda che segue il fronte si trova davanti una barriera spesso insormontabile e deve cercare di aggirarla in qualche modo; l’unica soluzione è spingersi più a sud o più a nord, a seconda della posizione relativa della massa d’aria rispetto al centro della depressione “madre”.
Se in questa fase la perturbazione era già indebolita ed in parte occlusa a causa della “lotta” contro un anticiclone o contro una superficie estesa e fredda (come ad esempio capita quando una perturbazione atlantica tenta di entrare sul Continente europeo dopo una precedente irruzione di aria di origine siberiana), avviene la frontolisi vera e propria.
Questa si traduce nell’occlusione totale del ramo frontale che si trova più a nord e nella nascita di una depressione secondaria che guiderà la rimanente struttura perturbata verso sud, alla ricerca di una “via di uscita”.
La frontolisi può anche avvenire solamente in presenza di una estesa area di alta pressione con componente termica piuttosto marcata: in questo caso le perturbazioni atlantiche in lotta con l’anticiclone si occludono quasi completamente e tendono in parte a riversarsi nel Mediterraneo ormai quasi dissolte; se poi riescono a trovare sul posto una corrente a getto che le alimenti, può nascere una nuova depressione, altrimenti entro poche ore del sistema frontale non ne rimarrà più traccia.