Flashback su sabato 6 giugno al nord: perchè tanto VENTO? Come mai addirittura TORNADO?
E' stato un sabato molto difficile su diverse zone del nord. Perchè tanto vento? Perchè le piogge hanno colpito soprattutto le vallate alpine? Perchè addirittura i tornado?
Ogniqualvolta accadono fenomeni di intensità inusuale per il nostro Paese, come quelli occorsi nella giornata di sabato, ci si domanda quale sia stata la causa. In realtà per la genesi di tali fenomeni le cause sono diverse; solitamente si tratta di vari fattori concomitanti che si intrecciano tra loro in modo opportuno; ognuna di questa cause infatti, se presa da sola, non potrebbe generale alcunchè. Insomma occorrono gli elementi giusti al momento giusto e nei luoghi giusti. Ecco nella fattispecie cosa è accaduto sabato 6 giugno sulle regioni del nord Italia.
A livello circolatorio generale la forza propulsiva dell’evento è stata posta in essere da una vasta saccatura colma di aria fredda di origine artico-marittima proiettata dalla regione scandinava verso Francia e Spagna. Sull’altra sponda l’anticiclone subtropicale, steso sulle acque del Mediterraneo con una banda diagonale che abbracciava in parte anche le nostre regioni meridionali, ha mantenuto per nulla intimorito le sue posizioni opponendo resistenza al vortice senza arretrare di un solo centimetro verso i suoi territori d’origine.
Ne sono nati attivi contrasti tra i due ciclopi dell’aria, contrasti identificati tramite lo sviluppo di un velocissimo nastro di vento sud-occidentale presente a tutte le quote. A circa 10 mila metri di altezza scorreva la corrente a getto con il suo core che soffiava con punte fino a 190 km/h.
Al suolo il vento ha subìto diverse manipolazioni a causa della complessa morfologia della nostra Penisola: una volta giunto in prossimità del Golfo Ligure sotto forma di tempesta di Libeccio, si è trovato a scavalcare l’Appennino settentrionale giungendo sulla val Padana come secco vento di Foehn da sud-ovest sottoposto all’ulteriore accelerazione impressa dalla “caduta” lungo i versanti montuosi (vento fino a 90 km/h anche a Milano). Dall’altra parte, lungo l’imbuto adriatico, esso si incanalava verso la val Padana con direzione da sud-est arricchendosi di umidità; umidità che poi è andata a confluire e a scontrarsi con il Foehn appenninico sulle zone pedemontane ma soprattutto a ridosso di Alpi e Prealpi dove hanno preso il via fin dalla mattinata i primi sistemi temporaleschi.
Mentre la val Padana continuava a scaldarsi a causa del sole e del Foehn appenninico, in montagna si scatenavano piogge e temporali con forti correnti fredde discendenti dirette dalle vallate verso la pianura con direzione da nord e nord-est; ne è nato così uno scontro a tre, un intreccio antiorario delle masse d’aria citate le quali hanno iniziato ad avvitarsi verso l’alto sotto l’esalzione dinamica imposta dall’ottimo tiraggio verticale offerto dalla corrente a getto in alta quota. Zona di confluenza al suolo la pedemontana veneto-friulana e, per motivi legati allo sviluppo di un piccolo minimo di pressione sottovento all’Appennino Ligure sul Piemonte, anche quella vercellese.
Il micidiale cocktail era pronto, mancava ora solo l’innesco della bomba. All’occorrenza ecco presentarsi con perfetto tempismo proprio nel pomeriggio, momento tra l’altro di massimo apporto di energia solare, la coda di una perturbazione in arrivo dalla Francia. Il tappo che teneva intrappolata tutta l’energia nei bassi strati è improvvisamente saltato e la convezione è partita esplosiva lungo le linee di convergenza citate. Da qui la nascita di temporali a supercella (cumulonembi autoalimentanti con rotazione propria antioraria); da qui i tornado e le grandinate. Le conseguenze sono su tutti i giornali, cronaca di un sabato davvero nero, in tutti i sensi.
Autore : Luca Angelini