00:00 5 Febbraio 2013

Febbraio 1986, tris nevoso sulle pianure del nord

Neve ad orologeria su gran parte del nord Italia tra il 15 e il 19 febbraio dell'86. Cronaca di un inverno d'altri tempi

Tutto iniziò con il più classico degli anticicloni scandinavi disteso verso il collega russo e quello groenlandese con un ponte gelido che sospinse il suo respiro, quello di un inverno vero, su gran parte d’Europa. Al cocktail si aggiunse in seguito un Atlantico in gran forma a sua volta alimentato dal blocco gelido nord-europeo. Una possente saccatura fece da contraltare agli anticicloni e si distese infatti verso le isole Britanniche dove posizionò un minimo di ben 986 hectopascal.

Una attiva perturbazione incernierata nelle spire di questo vortice si portò verso la Spagna piegando poi verso il Tirreno dove si impose con un minimo di 1004 hectopascal. Anticiclone delle Azzorre rintanato sotto il 40° parallelo.

Tutto questo il 15 febbraio 1986: il ramo occluso di questa pertubazione si dispose a ventaglio sull’Italia e sparpagliò nevicate su gran parte del nord anche in pianura. Particolarmente battuto il nord-ovest con tutte le grandi città padane imbiancate.

Temporali protagonisti invece al centro-sud con abbondanti nevicate in Appennino. Il vortice traslò velocemente verso lo Ionio segnando una pausa nella fenomenologia ma nel mentre l’anticiclone scandinavo pompava ancora freddo verso l’Europa occidentale. Un canale depressionario disteso dall’Islanda al golfo di Biscaglia si forgiava di un minimo di 984 hectopascal e inviò presto una seconda attiva perturbazione a ridosso del nord Italia le cui pianure erano al momento avvolte dalla nebbia.

17 febbraio 1986: la perturbazione arrivò e fu inevitabile: neve da Torino a Milano, da Venezia a Bologna, fiocchi bagnati a Genova. Abbondantemente imbiancate Alpi e Appennino settentrionale. Il minimo si portò velocemente sulle Baleari e catturò un secondo corpo nuvoloso prelevandolo dal nord Africa per inviarlo sulle nostre regioni meridionali. Prima la temperatura si impennò al meridione con Palermo che raggiunse i 20°, poi tutto il centro-sud, ad iniziare dalla Sardegna, fu flagellato da una nuova passata di temporali. I nostri tiepidi mari meridionali accolsero poi a piene braccia il vortice stesso il giorno successivo.

Dopo una brevissima pausa, fu l’Atlantico ad alzare la voce. Le sue correnti perturbate si intrufolarono sull’Europa centrale posizionando un minimo sulla Germania. Una depressione ben più profonda però stava per sopraggiungere di gran carriera dall’Atlantico sud-orientale con due perturbazioni in serie poste in prossimità della Spagna. Al loro arrivo sull’Italia questi sistemi nuvolosi si trovarono a scorrere sopra l’aria fredda che ancora affluiva dal Rodano sospinta dal vortice tedesco a sua volta alimentato da un anticiclone di 1024 hectopascal sul Regno Unito. Nonostante tutto questo movimento la nebbia gravava fitta sulla pianura Padana.

19 febbraio 1986: le perturbazioni arrivarono e ancora una volta fu inevitabile: neve su gran parte di Piemonte, valle d’Aosta e Lombardia comprese Torino e Milano. Pioggia su gran parte del Paese con fiocchi bianchi segnalati a bassa quota solo in Abruzzo. L’oceano stava poco a poco prendendo il sopravvento. Fu cosi che, dopo un’altra brevissima pausa, l’Atlantico si ripresentò con una nuova perturbazione collegata ad un minimo di 1000 hectopascal sul golfo di Biscaglia.

21 febbraio 1986: fu neve abbondante ancora una volta su tutto l’arco alpino mediamente oltre i 400-500 metri. Anche il resto d’Italia accolse abbondanti precipitazioni, anche grazie al posizionamento del minimo atlantico sul Tirreno centro-meridionale. Quella volta sulle pianure del nord arrivò solo pioggia. Gli amanti della neve però furono ugualmente felici e paghi di un tris d’assi come non se ne videro più negli anni a venire.

Autore : Luca Angelini