
Una maglietta commemorativa ricorda le temperature record di quell'estate del 1980 in Texas, spiccano i 117°F (47,2°C) di Wichita Falls, record tutt'ora ineguagliato.

Tra i disastri naturali più imponenti che hanno colpito gli Stati Uniti negli ultimi decenni, va senza dubbio ricordata la più grande ondata di calore che questa nazione ricordi,
verificatasi tra la metà di giugno e la metà di agosto del 1980.
Quando si parla di ondate di calore e siccità eccezionali negli USA, come di fenomeni anomali e catastrofici, segni inequivocabili della desertificazione e dell’inarrestabile riscaldamento globale. In tempi non sospetti, quando ancora aleggiava lo spettro di una nuova glaciazione, e i primi satelliti geostazionari fotografano lo stato delle nostre banchise polari, il cuore del Nordamerica fu teatro di un’imponente ondata di calore, con valori di temperatura record e siccità estrema.
Le cause furono ricercate in un’anomala condizione della corrente a getto, spostata a nord oltre il 50° parallelo, e nella mancanza di significative ondulazioni della medesima. Una maggiore invadenza della convergenza intertropicale verso nord, favorì lo stazionamento di una cintura di alte pressioni proprio sulle grandi pianure americane, ad iniziare già dal periodo del solstizio estivo.
Già prima della fine giugno le temperature schizzarono un po’ ovunque, nel centro-sud degli USA, oltre la fatidica soglia dei 100°Farenheit, ovvero 38°C. Tra il 26 e il 28 giugno a Dallas il termometro si fermò sopra i 45°C, e di notte non scese sotto i 30°C! Ma quell’estate, in buona parte del Texas, la temperatura salì oltre i 40°C per altri 28-30 giorni. Per diverse settimane anche città come Kansas City, Memphis e Saint Louis videro i termometri non scendere mai sotto i 38°C. Il 13 luglio a Memphis si toccarono i 43°C, record assoluto.
Anche Chicago e New York sperimentarono temperature prossime ai 40 gradi nel mese di luglio di quell’anno, ma quello che fu davvero drammatico per la popolazione, era il cocktail di caldo ed umidità a tratti insopportabile. L’afa e i conseguenti colpi di calore uccisero diverse centinaia di persone, alcune stime parlano di oltre 1700 morti. Come fenomeno meteo solo l’uragano Katrina, con oltre 1800 morti, ha fatto peggio negli ultimi 100 anni.
Al caldo si accompagnò la siccità che, proprio come nel 1988 e poi nel 2012, colpì in particolar modo le grandi pianure e la cintura del mais, con danni enormi all’agricoltura e alla zootecnia. Danni che furono stimati in oltre 20 miliardi di dollari, con ripercussioni sui mercati alimentari di tutto il mondo.
Tale castello di alte pressioni sub-tropicali tenne lontano anche la formazione di uragani o depressioni tropicali, forieri di piogge e frescura in questa stagione. Solo ad agosto, complice l’enorme potenziale udo-termico accumulatosi nei mesi precedenti, poterono formarsi alcuni sistemi perturbati.
Il primo e più potente della serie, l’uragano Allen, prese vita nell’Atlantico centrale, ma una forza impressionante solo sulle surriscaldate acque del Golfo del Messico, acquistando rapidamente la categoria 5 e diventando il secondo uragano più potente della storia, con venti ad oltre 300 km/h. Si lasciò dietro una devastazione notevole tra Texas e Messico ed oltre 290 morti.