Cosi scrive Gatterer in un passo del suo saggio, "Bel paese, brutta gente" ambientato a Sesto di Pusteria: "la comunità del paese non vive soltanto dell'acre sudore dei giorni feriali, nè solo delle pace delle domeniche e dei giorni festivi. Tutto ciò che la tradizione ci affida non si manifesta solo nel gioioso frastuono dei riti nuziali o delle abitudini carnevalesche, ma aleggia tra la gente invisibile come un'atmosfera. La vera tradizione è ciò che non si percepisce e di conseguenza non si può cedere agli altri, come il cinguettio degli uccelli, il lontano canto di un gallo, o il fruscio del bosco avvolgente come il silenzio. L'estraneo che si insedia nel paese vi apparterrà soltanto quando afferrerà l'impercettibile, quando i rumori della valle si fonderanno nel suo linguaggio e la storia si fonderà con la coscienza di ciò."
E ancora...
"perchè i campi non danno più raccolto, nonno? -chiedevamo. E lui ci spiegava che il nuovo confine aveva diviso Sesto dalla "sua" Madonna, che era rimasta aldilà, in Austria.
Una volta, per propiziarsi un buon raccolto, i paesani si recavano in pellegrinaggio fino a Maria Luggau, nella valle Lesach, nella Carinzia, attraverso pascoli alpini e montagne, con nello zaino un pezzetto di speck, una crosta di formaggio e qualche sorso di grappa.
-E oggi? Oggi vanno fino a Santa Maria di Dobbiaco, su strade liscie come uno specchio e nessuno deve alzarsi a mezzanotte. Un tale pellegrinaggio non può contare.
Gli anziani del paese tornavano spesso col pensiero a Luggau. La perdita della Madonna di loro pertinenza sembrava averli colpiti più della perdita del Kaiser. Il fatto che l'ufficio catastale e la pretura si trovassero a Monguelfo e che per l'avvocato si dovesse andare a Brunico, anzichè a Lienz non li disturbava minimamente.
Invece i campi che non producevano più perchè si andava da una Madonna "diversa" era fondamentale. In queste cose si configurava il sovvertimento dell'ordine e per questo la normalizzazione non era possibile.