00:00 25 Giugno 2010

Dove e perché soffre l’Artico

Dopo la splendida performance di aprile, l'Artico è entrato in una rapida fase di ritiro dei ghiacci; in questi giorni l'anomalia sfiora gli 1,5 milioni di kmq. In realtà il "bicchiere" è mezzo pieno... vediamo perché.

Ecco dove l’Artico soffre di più il ritiro dei ghiacci marini; la situazione in questo ultimo scorcio di giugno. (Fonte Università dell’Illinois).

Nelle ultime settimane si sente parlare di ghiacci artici in difficoltà, alle prese con un poderoso ritiro che addirittura supererebbe quello della sciagurata stagione del 2007.

Allora i minimi storici si registrarono verso la fine del periodo estivo, il momento peggiore per la calotta glaciale, come ben noto. Quest’anno le cose stanno andando in modo ben diverso, sebbene stiamo ancora parlando di scioglimento ed anomalia negativa.

Per capire meglio questa nuova condizione abbiamo evidenziato le aree di criticità e la situazione in questi ultimi giorni di giugno. Tutte e 3 le aree evidenziate corrispondono alle solite zone in cui i ghiacci stagionalmente tendono a ritirarsi per primi.

In particolare la zona 3, quella relativa al comparto russo-siberiano, per la precisione i bacini del mar di Barents, Kara e Laptev. E’ qui che si concentra quasi la metà dell’anomalia; ma questo è un fatto comune almeno nell’ultimo decennio. E’ risaputo che tra tutte le aree dell’Artico è quella che ha registrato i massimi assoluti di ritiro, da quando vengono fatte le registrazioni satellitari (1979).

L’area 2 corrisponde al mare di Beaufort, coste del Canada e dell’Alaska. Il contributo all’anomalia in quest’area è intorno al 10%, poca cosa quindi, ma comunque meno in linea rispetto a quanto avvenuto negli anni scorsi.

Ben diverso il discorso dell’area 3, quella relativa alla Baia di Hudson, dove l’anomalia è davvero ingente: oltre 1/3 di quella totale dell’Artico.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, l’anomalia di estensione dei ghiacci sfiora infatti il mezzo milione di kmq. Nel cerchi rosso si evidenzia proprio il momento più critico di ritiro dei ghiacci, ossia quello degli ultimi due mesi (Fonte Università dell’Illinois).

Tutta colpa di una primavera davvero calda sul Canada orientale, con valori termici di 4-6°C sopra le media, a causa di una persistente anomalia circolatoria in atmosfera. Tutto questo calore aggiunto, insieme alla forte crescita dell’insolazione tipica di questo periodo, ha fatto strage della coltre glaciale di questo bacino.

Ad ogni modo si tratta di un’area interessata solo da ghiaccio stagionale, di quello che si forma ogni inverno e che scompare pressoché completamente ogni estate. Si è trattato quindi solo di un anticipo di disgelo che comunque sarebbe avvenuto entro agosto. 

Nel settore 2 e parte di quello 3 le stesse anomalie nella circolazione atmosferica, peraltro piuttosto singolare già durante l’inverno scorso, hanno apportato di recente fasi di riscaldamento anomalo ben oltre il circolo polare, specie sul mar di Barents e mar di Kara, accelerando così il disgelo.

In queste zone comunque la disfatta dei ghiacci sta rallentando vistosamente e presto confidiamo in un rientro di questa anomalia. In buona sostanza riteniamo che gran parte di ciò che c’era da sciogliere è già stato sciolto e forse i limiti del 2007 non saranno raggiunti.

Resta il fatto che queste pulsazioni della calotta glaciale sono sempre più dipendenti dalle anomalie di circolazione, piuttosto che da un aumento generalizzato delle temperature; anche perchè in altri settori le anomalie si rivestono del segno (+).

 

 

Autore : Giuseppe Tito