Secondo recenti risultati di ricerche condotte dal professor Stefan Rahmstorf, del Centro di ricerche sul clima di Postdam, in Germania, pubblicato sull'ultimo numero di Science, e confermato da una intervista molto accorata dello stesso professore, l'attuale aumento termico globale potrebbe portare ad un aumento del livello dei mari di ben 50 centimetri entro il 2040 e di oltre un metro nei successivi 40-50 anni.
I dati esposti da Rahmstorf sono sensibilmente più alti di quelli indicati da precedenti ricerche, come quella dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che, basata sulle previsioni di modelli climatologici sviluppati al computer, indica valori variabili fra i 9 e gli 88 centimetri.
La differenza sarebbe legata, secondo lo scienziato, al fatto che i modelli attuali sottostimano l'aumento del livello del mare già avvenuto.
Rahmstorf ha invece ottenuto i suoi valori basandosi proprio sull'osservazione delle temperature atmosferiche e dei cambiamenti nel livello marino avvenuti nel passato, e i dati da lui raccolti indicano che dal 1900 a oggi si sarebbe verificato un innalzamento di ben 20 centimetri.
Se il livello del mare aumentasse di un metro, molte isole del Pacifico scomparirebbero, vaste aree del Bangladesh e della Florida e la nostra cara Venezia, sarebbero sommerse e anche città costiere come New York e Buenos Aires, dovrebbero comunque correre ai ripari, adottando misure straordinarie ed immani opere ingegneristiche per far fronte alla costante invasine idrica e la contaminazione della falde acquifere.
Rahmstorf osserva che 20.000 anni fa, quando durante l'Era Glaciale le temperature medie erano di 4-7°C più basse di quelle odierne, il mare si trovava circa 120 metri al di sotto del livello attuale, mentre nel Pliocene, con temperature di 2-3 gradi più elevate, il mare era dai 25 ai 35 metri più alto di oggi.
Da ciò si ricava, secondo il ricercatore, una variazione del livello marino medio di 10-30 metri per grado Celsius.
La possibilità di un innalzamento più rapido del livello del mare andrebbe preso in considerazione pianificando azioni di difesa delle coste adeguate. Tanto più che ci sono aspetti della fisica di questi processi che ancora non siamo in grado di comprendere, come per esempio l'influsso delle correnti sul differente livello di innalzamento fra i due emisferi.
COMMENTO scettico di METEOLIVE
Nel prospettare tali scenari decisamente catastrofici, si continua a non considerare le possibili variabili indotte dai cambiamenti nella circolazione generale atmosferica e oceanica, che in seguito allo scioglimento progressivo dell'Artico potrebbero improvvisamente portare il clima europeo e mondiale verso un'inaspettata inversione di tendenza, una generale e costante flessione termica con una conseguente nuova fase di ritiro dei mari.