00:00 27 Marzo 2013

Aumentano le allergie: colpa dell’inquinamento e la stagione in ritardo non le fermerà

Esplosione vegetativa soffocata da freddo, buio e maltempo, ma il tempo delle allergie sta comunque arrivando.

E’ primavera. Al nord ancora si fa fatica a crederlo, al centro-sud un po’ di più, ma anche in questo caso le giornate spesso trascorrono nuvolose e le precipitazioni risultano frequenti. La natura, rispetto alle primavere di qualche anno fa, dove già a fine febbraio la vegetazione, specie nelle isole di calore urbane, era pronta ad esplodere, sta faticando non poco a tener testa al maltempo e a giornate poco luminose, ma le gemme e i primi fiori si fanno largo persino tra la neve ed entro qualche giorno o al massimo un paio di settimane, la stagione dei colori esploderà in modo più netto.

Questo accadrà sia che il tempo lo voglia o no, il fotoperiodo influenzerà la crescita vegetativa. Più luce, sempre più luce, più verde, sempre più verde, ma anche un grave problema, quello delle allergie: sono ormai oltre 7 milioni gli italiani che ogni anno devono ricorrere a cure per contrastare le forme allergiche provocate dalla fioritura della vegetazione. 

Sono pronti i pollini dei cipressi, dei noccioli e delle betulle, nel corso del mese di aprile arriverà la parietaria, seguita rapidamente dalle graminacee. E via allora con i record di starnuti, tremendi pruriti al naso, alla gola e alle orecchie.

Subito si corre in farmacia per acquistare i famosi antistaminici che provocano tuttavia una gran sonnolenza. Se una volta il problema era legato ai soli mesi primaverili, oggi dobbiamo temere anche l’agosto e la prima parte del mese di settembre, quando si scatena l’Ambrosia.

Perchè le allergie si sono diffuse in modo esponenziale negli ultimi anni? Bisogna chiamare in causa l’inquinamento antropico naturalmente: le piante soffrono dei veleni che impregnano l’aria e sono costrette a reagire immettendo un maggior quantitativo di pollini che oltretutto presentano caratteristiche chimiche alterate che il nostro organismo non è in grado di riconoscere.

Da qui parte una iperproduzione di istamina che fa scattare la reazione allergica appena i pollini vengono a nostro contatto. Le crisi allergiche si attenuano durante il passaggio delle perturbazioni ma tornano alla carica al ritorno del sole e di aria più secca, peggio ancora se subentrano condizioni ventose. Un’ultima avvertenza va alla alimentazione: chi sviluppa un’allergia ai pollini potrebbe presto svilupparne una per gli alimenti, in particolare per frutta e verdura.

Autore : Alessio Grosso