00:00 11 Settembre 2009

Antartide al setaccio: inverno australe contraddittorio ma ghiacci in ottima salute

Abbiamo analizzato a fondo i dati satellitari per capire che inverno è stato laggiù, da dove ogni tanto trapela qualche notizia allarmante relativa a crolli e a situazioni poco rassicuranti sulla salute della banchisa. Ne abbiamo ricavato un quadro più che soddisfacente.

La lunga notte antartica sta per lasciare spazio alle prime luci dell’alba settembrina. La stratosfera, con tutte le sue reazioni a questo albeggiare, sta già organizzandosi a produrre il famoso e consueto “buco” dell’ozono. Insomma, il grande inverno australe è ormai alle spalle e, pur se ancora un po’ presto, è giunto il tempo dei primi bilanci.

Dal punto di vista climatico è stato un inverno molto controverso quello trascorso sul Continente di ghiaccio. Il vortice polare antartico è risultato spesso molto disturbato, con le sue lingue fredde che, anzichè concentrarsi sul grande pleteau ghiacciato, hanno preferito allungarsi ad accarezzare latitudini meno esasperate.

L’estremo sud America ha risentito in primis di queste alterne frustate di gelo, mentre l’Antartide, spazzato da una ventilazione più frequente del normale e da un frequente ricambio d’aria, ha mancato di inanellare alcuni record del freddo, solitamente conseguenti a periodi di calma contraddistinti da potenti inversioni termiche, caratteristiche soprattutto di alcuni settori continentali.

Ebbene, nonostante questo saliscendi atmosferico, l’estensione e la concentrazione dei ghiacci marini disposti attorno al Continente sta mostrando di attraversare una fase di buona se non ottima salute. Nessun deficit, nessun ammanco di ghiaccio sia dal punto di vista dell’estensione che dal punto di vista dell’area totale.

Pur essendo i dati elaborati dai diversi enti di ricerca, piuttosto differenti a causa del diverso metro di calcolo approssimativo delle superfici totali, la media complessiva risulta confermare un trend di crescita di circa lo 0,4% per decade. L’estensione massima calcolata dallo NSIDC, il National Snow and Ice Data Center dell’Università del Colorado, ammonta a 18,1 milioni di kmq.

Per avere un termine di paragone si pensi che, rispetto al 9 settembre del 2008, si contano circa 350 mila kmq in più di ghiaccio, rispetto al 1989 quasi un milione di kmq e, rispetto al 1979, mezzo milione di kmq. Contrariamente a quanto avviene sull’Artico infatti, l’Antartide ha manifestato un’ottima tolleranza a global warming, significando dunque che, come già detto su queste pagine in più occasioni, le conseguenze di questo riscaldamento in atto non sono poi così globali.

Per farci un’ulteriore idea del trend in atto, prendiamo la media degli ultimi 30 anni; ebbene, pensate che nel 1980, rispetto a questa media, mancavano all’appello 1 milione e 750 mila kmq, nel 1981 900 mila kmq, nel 1984 950 mila kmq, nel 1986 1 milione e 350 mila kmq, nel 1988 1 milione e 300 mila kmq. Tra i deficit del nuovo millennio ricordiamo invece l’ammanco di 1 milione di kmq nel 2002, quello di 850 mila kmq nell’estate del 2003 (dopo un inverno molto positivo) e quello di circa 870 mila kmq del 2007.

Per contro, sempre rispetto al trend medio compreso tra il 1979 e il 2009, i valori che hanno superato di 1 milione di kmq la media trentennale prima menzionata sono stati 2 negli anni ’80 (1985 e 1989), 2 anche negli anni ’90 (1995 e 1996), e ben 4 nel 2000, escludendo naturalmente il 2010 ancora da venire (2003, 2004, 2008 e 2009). Nel 2008 fu toccato anche il record assoluto di anomalia positiva dell’estensione della banchisa, evento mai avvenuto negli ultimi 30 anni, con un bel + 1,9 milioni di kmq.
Autore : Luca Angelini