Proverbi tramandati di generazione in generazione, nati dall'esperienza contadina e montanara, dalla "povera" gente che guardava il cielo invocando sole o pioggia, caldo o frescura.
Ne abbiamo raccolti alcuni tra i più significativi in lingua friulana e li pubblichiamo con relativa traduzione.
Parsore dal nul al è simpri seren.
Sopra le nuvole è sempre sereno.
Fret d’invier e cjalt d’istat, in chest mont al è simpri stat.
Freddo d’inverno e caldo d’estate, in questo mondo è sempre stato così.
Sot la nef, pan; sot la ploe fan
Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame.
(Si dice per il frumento nel mese di dicembre).
Tant a va sot l’aghe tant va sot il sut
Tanto va in profondità l’acqua e tanto ci va il secco.
L’ombrene d’estat fas mal d’invier
L’ombra d’estate fa male d’inverno.
(Quando l'estate trascorre troppo mite o piovosa, non ci sarà un inverno freddo secondo la tradizione popolare).
Co starnudin i mus al ven bon temp
Quando starnutano gli asini viene bel tempo.
(Questa proprio non la sapevamo).
La blave ‘e sta tai nui
Il raccolto sta nelle nubi
An di nef, an di ben
Anno di neve anno di bene
Se il cil al è seren e la mont a jè scure, no sta fidati, chi no ti sos sigure
Se il cielo è sereno e i monti sono scuri, non fidarti, non sei al sicuro.
Marz sut, avril bagnat, mai temperat, beat chel ch’al à semenat.
Marzo asciutto, aprile bagnato, maggio mite, beato chi ha già seminato.
Nol sove sunà dopo stade la tampieste
Non serve a niente suonare le campane dopo la grandine.
No jè mai stade ploe che il bon timp nol sedi tornat.
Dopo la pioggia viene sempre il sereno.
Unvier di cjan, al salve vin e pan
Inverno da cane salva vino e pane